L'ora perfetta per andare a dormire

EGLE SANTOLINI

MILANO
Il Dottor Sonno ci riprova: ecco una sua nuova ricetta per darci un benessere (quasi) immediato, e il bello è che non ci costerà proprio niente. Michael J. Breus, psicologo clinico, è l’alfiere di un’idea terapeutica ovvia ma rivoluzionaria: la battaglia contro la deprivazione da riposo. A lui si deve la campagna «Dormite otto ore per notte», lanciata nel gennaio 2010 dall’Huffington Post e dedicata in particolar modo alle donne; sempre dalle pagine web del collettore di notizie oggi arriva il suo pentalogo per trovare l’ora giusta per andare a dormire.
Quanto incide sulla nostra salute, osserva Breus, quella mezz’ora passata ogni sera a ricontrollare maniacalmente la posta elettronica? O a giocare a pet society su Facebook? O a rivedere sul satellite per la diciottesima volta l’episodio di Sex and the City in cui Carrie e le sue amiche vanno alla festa dei pompieri di New York? Ha senso spendere fortune per esose creme antiocchiaie quando per ottenere uno sguardo più fresco basterebbe puntare due volte la sveglia? Sì, proprio due volte, perché l’uovo di Colombo consiste proprio in questo: fissare un piccolo allarme sonoro un quarto d’ora prima dell’ora X, e seguirlo senza barare.
Non importa se a Napoleone, Pirandello e Winston Churchill bastavano sonni di tre ore. Il dottore consiglia di calcolare a ritroso sette ore e mezzo dall’ora del risveglio e di rispettare l’impegno, filando sotto le coperte senza tirarla tanto per le lunghe. La quantità delle ore di sonno consigliate corrisponde ai cinque cicli di 90 minuti ciascuno che, secondo le ricerche, servono a ristorare il nostro organismo. Tutto ciò sa molto di antico, perché la nonna ci ha sempre detto che otto ore di sonno, cari bambini, erano quello che ci voleva per rimanere attenti in classe.
Ma proprio questo tono da vecchio manuale di puericoltura, intrecciato al sano pragmatismo americano e alla scintillante immediatezza della Rete, è tra le ragioni del successo di Breus. Sentite qua: «Quanti anni sono passati da quando qualcuno vi ha spedito a letto? Ne avevate otto? Forse dieci? Eppure vi volevano bene e sapevano quel che facevano», catechizza dal suo blog. E ancora: «Il momento del risveglio è determinato dagli obblighi sociali, ma di solito nessuno può costringervi ad andare a letto troppo tardi: è una circostanza su cui potete esercitare pieno controllo. Approfittatene».
Particolarmente suggestiva è poi quella parte della sua teoria che mette in relazione le ore di sonno con la perdita di peso. Qui ci si dovrebbe addentrare in complesse disquisizioni biochimiche, ma la sostanza è questa: se ci si depriva del sonno, l’organismo produce maggiori quantità di grelina, l’ormone dell’appetito, e minori di leptina, quello che innesca un senso di sazietà; inoltre, meno si dorme e più si fabbrica cortisolo, sostanza che fa venir fame. Ergo, più sei in stato di veglia e più mangerai, e non stiamo parlando solo dei biscotti al cioccolato che qualcuno è tentato di sgranocchiare quando non riesce a prendere sonno.
Aggiunge il guru della buonanotte: «Sembra di poter ipotizzare che in periodo Rem (cioè nelle fasi di sonno in cui si registrano rapid eye movements, movimenti rapidi dell’occhio, ndr), il nostro organismo bruci più energia rispetto agli stati di veglia, e maggiori quantità di zuccheri necessari all’attività cerebrale». Insomma, si dimagrisce di più dormendo che guardando la tivù impitoniti sul divano. Ancora meglio: siccome le fasi Rem, quelle in cui si sogna, tendono a prolungarsi nel corso della notte, e arrivano al massimo della durata verso l’alba, se dormi soltanto sei ore non soltanto bruci meno calorie, ma ti giochi anche la possibilità di sognare tanto e soddisfacentemente. La Weight Watchers abbraccia il dottor Freud, insomma, e tutti insieme ci consigliano di non morire di sonno.
Per chi invece sta ore a occhi spalancati al soffitto, l’insomnia blog di Michael Breus (www.theinsomniablog.com) è una cornucopia di consigli, una specie di gorgo da cui non si vorrebbe uscire più. Sapete, per esempio, che cos’è il Nap-a-Latte? Neologismo composto da “nap” , sonnellino, e dal suffisso “latte” usato per certi beveroni prodotti dalla catena Starbucks, è il pisolo postprandiale alla caffeina: se vi sentite sonnolenti a metà giornata, il dottore consiglia di bervi mezza tazza di caffè e, POI, di assopirvi per non più di 25 minuti: la nanna vi ristorerà, la caffeina vi sveglierà al momento opportuno, ma il fatto di averla assunta prima delle 14 non interferirà con il riposo notturno.
E il “metodo bicchiere per bicchiere”? L’alcol dà un illusorio senso di sonnolenza, ma in realtà interferisce con il riposo fisiologico. Breus consiglia di bere un bicchier d’acqua ogni bicchiere di vino, e di interrompere qualsiasi assunzione d’alcol tre ore prima di coricarsi. E le pecore? Se proprio volete, continuate a contarle. Ma Breus è sicuro che non vi serviranno più.

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