VERONA - Due ore di musica travolgente, di sounds balcanici mescolati al punk, al rock, derivazioni mediterranee da tarantella, influssi sudamericani e reef arabi. I Gogol Bordello hanno letteralmente scatenato «la familia», così chiamano i loro fan, a Villafranca di Verona sabato sera. Le centinaia di persone presenti sotto il palco hanno applaudito, ballato, saltato a più non posso in un misto di sudore e musica. Il castello «infuocato» dalll'afa e dalle note scatenate del gruppo è stato travolto tanto da fare farlo sembrare il ritrovo di un festival popolare balcanico. L'ucarino Eugene Hutz, voce, chitarra e anima del gruppo composto da otto musicisti provenienti da tutto il mondo, non ha dato tregua, non c'è stato attimo di respiro. Chitarra e voce sono esplosi nelle prime canzoni, parte dell'ultimo album Trust continental ustle, con l'aggiunta di nuovi sounds e piccole variazioni che il pubblico ha dimostrato di apprezzare.
Impossibile per chiunque rimanere fermeo sulle note «cosacche» del principe del violino Sergey Rybastev, di origini russe. Incursioni rap e punk non sono mancate. Breve pausa romantica con il popolo della familia si scioglie sulle note acustiche di una ballata. Per poi riaprire indemoniata sui pezzi «storici» dell'album «Super Taranta», del 2007. Braccia alzate con Santa Marinella e sulla cover di Adriano Celentano Stivali e Colbacco mixata in toni «Gipsy». Finisce così il tour italiano dei Gogol Bordello, partiti ora in un forsennato date tra States e Europa. Una tournèe senza fiato, come senza fiato erano i deliranti fan provenienti da tutta Italia che l'altra sera hanno ballato fino all'esaurimento delle forze.
Roberta Polese