Repubblica@Scuola / Dalla scuola
di doro95 (Medie Superiori ) scritto il 09.10.11
Alcolizzata, tossico dipendente, anoressica. Questi sono gli aggettivi che erroneamente hanno definito la personalità di Amy Winehouse.Avete capito bene: erroneamente perche l’unico aggettivo che le si possa attribuire è “fragile”! La cantante britannica, che con la sua voce rara e calda, aveva fatto sognare milioni di fan, viveva la sua vita privata con paura, pura paura. Il suo passato era stato tempestoso e pieno di ribellioni, ma nel presente e nel futuro aveva raggiunto un successo che l’avrebbe progressivamente fatta precipitare in un baratro. Dopo aver debuttato con il primo album ”Frank”, la morte della nonna le provoca una depressione cronica tale da avvicinarla alla droga. Tutti sappiamo che quello della droga è un tunnel senza via d’uscita, che ad Amy appariva come la via di fuga dai problemi della vita. L’aiuto dei genitori è stato inutile, poiché l’impulso a reagire sarebbe dovuto partire da lei stessa. E invece Amy ripeteva costantemente il suo no alla riabilitazione, non voleva uscire da quel tunnel anche se giurava ai fans che ci stava provando. In una delle sue canzoni diceva: ” Perderò il mio tesoro, quindi mi tengo sempre vicina una bottiglia”. In ogni suo testo traspare chiaramente una visione cupa e grigia della sua esistenza, la vita e la morte erano per lei solo un gioco perso ( come nella canzone ”Love is a losing game”). Niente aveva importanza per lei, oltre alla musica e molti degli artisti che la frequentavano, sostengono che era al consapevole di non avere una lunga vita, non voleva vivere in mezzo ai problemi. Le sue previsioni furono tragicamente corrette: infatti, a solo 27 anni la leggendaria Amy, muore. Media e stampa giustificano la sua morte con cocktail di farmaci, alcool e droga, notizie smentite dall’autopsia. Dichiarano infatti i parenti: “le analisi non hanno rilevato tracce di sostanze stupefacenti, solo tracce di alcool, ma non in misura tale da poter stabilire se e fino a che punto l’alcool abbia influito sulla sua morte”. Così anche lei si aggiunge alla ”maledizione dei 27” , ovvero alla cerchia di tutti i grandi cantautori morti all’età di 27 anni. Ma il repertorio musicale che lascia non è poi così ampio: solo due album e pochi tour di cui le ultime tappe annullate perchè si esibì in stato di ebbrezza a Belgrado , tappa che avrebbe dovuto rappresentare il suo ritorno e la sua guarigione. Una vita fatta di eccessi e di eccentricità, ma anche di talento. L’unica differenza è che il talento l’ha portata lontano: Amy infatti è riconosciuta come la cantante britannica con il numero più elevato di riconoscimenti conferiti durante un solo anno, mentre invece gli eccessi e gli abusi hanno solo bloccato il suo talento e interrotto una vita troppo problematica per poter cantare e per potere sfruttare al massimo le sue eccellenti capacità artistiche.
Adesso ai suoi fans, più che una celestiale voce da ascoltare, rimane un insegnamento da recepire: la vita è il bene più prezioso e non bisogna permettere, a niente e a nessuno, di distruggerla.