James Franco parla del suo nuovo libro "The Dangerous Book Four Boys"

Nel giugno del 2010, James Franco ha presentato una mostra a Tribeca, piena zeppa di fotografie, schizzi, video e sculture. Era quel genere di progetto-minestrone che ha portato qualcuno a chiamarlo l'ultimo dei dilettanti. Tuttavia dal suo nuovo libro, The Dangerous Book For Boys – che in realtà è il catalogo relativo a quella esposizione – emerge che più che dilettantismo è una forma di iperattivismo artistico ad affliggere Franco. Nel libro, che uscirà la prossima settimana edito da Rizzoli, Franco reinterpreta la sua mostra, scarabocchiando su ogni pagina appunti ed annotazioni degni di uno studente universitario sotto l'effetto di stupefacenti. (In un certo senso lo è, viste tutte le università a cui è iscritto) Giovedì sera, James Franco era a New York per una discussione e presentazione del suo libro nell'incredibilmente esclusivo Core Club di Manhattan, un club privato situato in un edificio della Midtown East. Il titolo suona familiare, e a ragione. Franco ha usato come ispirazione il libro bestseller nel 2007 in Inghilterra The Dangerous Book For Boys, che guarda con nostalgia all'infanzia degli uomini, con tanto di lezioni su come fare il nodo alla cravatta o come trovare il Polo Nord. "Mi sono ispirato molto liberamente a quel libro" ha spiegato l'attore, in giacca e cravatta, adagiato nel teatro privato del club. "Si può dire che si tratta di una versione sputtanata." 
Alanna Heiss, moderatrice della discussione e curatrice della mostra nel 2010, lo ha intervistato, nella stanza piena di gente, sulle sue ispirazioni artistiche, le scelte fatte in quell'esposizione e le immagini incluse nel libro che rimandano alla sua adolescenza. Parlando di un'immagine raccapricciante, che raffigura un uomo pieno di ferite orribili, Franco ha spiegato che a dodici anni, "io e alcuni amici bruciammo alcuni dei nostri G.I. Joe per rappresentare ciò che stava accadendo nella Guerra del Golfo". In un'altra immagine, presa dal video "Dicknose in Paris", Franco indossa sul naso un pene prostetico dal film Milk. (Pensate ad una proboscide in gomma con delle flosce palle violacee). "Franco sembra completamente diverso con un pene sul naso" ha fatto notare Heiss. E' vero. Sembra diverso. Ma Franco, saggiamente, ha declinato ogni commento in merito a quell'osservazione.
Heiss ha detto che Franco ha lavorato al libro durante le riprese di 127 Ore e che lei e l'editore lo hanno preparato insieme. Poi lo hanno inviato a lui e c'è stato "L'intervento di Franco… come se un ragazzino facesse dei disegni su quelle pagine." Virtualmente ogni pagina è "sfigurata" o commentata dall'attore – schizzi, scarabocchi, frecce, diagrammi, cuori disegnati in fretta. Alla fine dell'incontro, dopo aver ricevuto una lunghissima lista di nomi da scrivere sui libri delle persone presenti, dopo aver dato consigli sull'essere attore, sullo studio e dopo battute varie, Franco inavvertitamente ha rivelato il segreto del suo successo. Chiudendo la copertina dell'ultimo libro da autografare, ha fatto un sospiro profondo e ha detto: "Da ieri ho solo tre ore di sonno."