La svolta con i tarocchi di Brian Eno

TORINO
La lista è lunghissima, e a tratti offre spunti d’ilarità: Brian Eno ha lavorato con David Bowie e Ultravox, Depeche Mode e Massive Attack, Teresa De Sio e Devo, Pavarotti e Robert Wyatt, suonando con U2, Laurie Anderson, Grace Jones, James, Genesis, Talking Heads. E Coldplay.
A 64 anni appena compiuti, Eno è un intellettuale del pop, famoso per le sue invenzioni sonore e per le sue prese di posizione politiche. Ma è come produttore che rimarrà nella storia del rock: portano la sua firma dischi memorabili, da Remain In Light ad Achtung Baby. «Cerco solo di cambiare gli equilibri mentali di chi ho di fronte», ha raccontato Eno a La Stampa in una delle sue rare interviste. «A volte accentuo il lato istintuale, altre quello razionale. Molti musicisti hanno del loro pubblico un’idea falsa o sorpassata, il mio compito è porla in discussione, se è il caso abbatterla e costruirne una nuova».
Così, dopo l’incontro con Brian Peter George St. John le Baptiste de la Salle Eno, i Talking Heads hanno scoperto la musica africana, Bowie l’elettronica, gli U2 sono diventati adulti, i Coldplay hanno acquistato in spessore e originalità. Per tutti l’avventura è durata tre dischi, a volte con un ritorno di fiamma tardivo (bene Bowie con Outside, meno gli U2 di No Line On The Horizon).
Eno lavora in maniera imprevedibile e bizzarra: la sua invenzione più improbabile è un mazzo di carte con una serie di istruzioni generiche, da interpretare un po’ come i tarocchi. «Onora i tuoi errori come intenzioni nascoste», «Capovolgi», «Usa una vecchia idea», «Chiedi al tuo corpo», «Lavora a velocità diversa» sono alcune delle frasi riportate nelle Oblique Strategies, pubblicate per la prima volta nel 1975 col pittore Peter Schmidt. Eno ha data una carta a ciascuno ai membri dei Coldplay e ha chiesto loro di interpretarla musicalmente senza che gli altri sapessero quale istruzione fosse contenuta.
«Le possibilità di cavarne fuori un brano sono minime», ha spiegato. «Ma ci sono ottime chance di trovare qualcosa di buono, come una voce su un giro di batteria». In studio è facile poi smontare le improvvisazioni e ricomporre i vari pezzi in un brano coerente. Così è stato inciso Viva la Vida, così era nato trentacinque anni fa Heroes di David Bowie.
BRUNO RUFFILLI