Radiohead story, quando la musica trova le parole

Da evento musicale di inizio estate alle date preautunnali: questo il percorso del tour italiano dei Radiohead, che hanno spostato le loro date italiane da fine giugno ai quattro concerti previsti fra il 22 e il 26 settembre. Un’attesa che si fa lunga ma si può efficacemente colmare leggendo Radiohead. La storia le canzoni, volume firmato dal mancuniano James Doheny. Pubblicato da Giunti una prima volta nel 2005, il libro torna in libreria non come semplice ristampa, ma come edizione rivista e accresciuta, rimaneggiata attentamente nelle parti già edite: un vero e proprio work in progress. Sostenuto dalla passione di Doheny per le composizioni del gruppo insieme alla certezza che la sua evoluzione creativa sia ancora tutta in divenire, Radiohead si situa perciò al crocevia fra il saggio divulgativo estremamente documentato e la pignoleria nerd dell’esperto. Studioso di musica sperimentale, l’autore di questo volume è stato infatti giornalista musicale per BBC e Wired, ma anche collaboratore fra gli altri di Brian Eno, Philip Glass e Aphex Twins. Arricchite da molte foto, copertine e memorabilia le 240 pagine del volume intrecciano la storia della band inglese con l’analisi delle loro canzoni, senza mai perdere di vista il risvolto umano di Yorke e compagni. Da Pablo honey al recente The king of limbs giù fino ai dimenticati lati B e nei remix, cui è dedicato il capitolo conclusivo, Doheny sviscera la parte ideativa e quella compositiva di ogni componimento. Sotto la sua lente ecco che le canzoni svelano i riferimenti musicali e testuali che le animano, dichiarando il loro riferirsi al krautrock di Can e Kraftwerk, al jazz del Miles Davis periodo Bitches Brew, ma anche le sbirciatine fatte in casa Queen e l’attenzione verso la musica classica contemporanea (lo split Penderecki/Greenwood ne è un esempio). Altro che rimandi a U2, Smiths e Pink Floyd. Lo scrigno che si apre davanti al lettore è impressionante per la mole di dati offerta, sostenuta egregiamente dallo stile fluido quanto pirotecnico di Doheny, che punta sull’interconnessione per restituire il più vividamente possibile la forza creativa di una fra le band più influenti degli ultimi quindici anni.