VINCENT CASSEL "SONO DI MÉNILMONTANT"

Lui gira pochi film, ma li sceglie bene. A 46 anni, Vincent Cassel sarà in scena per il nuovo film di Danny Boyle, Trance, e sembra meno preoccupato dall'idea di "lasciare un segno nel suo tempo" piuttosto che "non perderlo". Incontro con un attore raro.
Lei ha la sensazione di rappresentare Parigi all'estero? 
Sì. Mi sento sicuramente francese. E parigino. Sono di Ménilmontant, sono cresciuto a Montmartre... E ho fatto miei non pochi dei difetti che si attribuiscono spesso al parigino medio (risata). Con l'idea che "è qui che tutto avviene".
Qual è il Suo ricordo più vecchio del cinema a Parigi?
Quando sono uscito con mio padre. Avevo 6-7 anni. Siamo andati a vedere Orfeu Negro. Penso che il mio legame affettivo al Brasile provenga da questa prima visione del Paese.
Lei gira pochi film. Due film nel 2012, nessuno nel 2011. Ma Lei è onnipresente grazie ad una campagna pubblicitaria per un profumo di Yves Saint Laurent.
Essere l'ispiratore di una marca così importante mi permette di restare presente in un " ruolo " che mi assomiglia, evitando allo stesso tempo di fare dei film solo per un interesse economico. Avrei l'impressione che la vita mi sfugga di mano.
In Trance, Lei interpreta il personaggio di un ladro piuttosto brutale, confrontato con l'amnesia di un complice e costretto ad affidarsi alle cure di uno psicologo specializzato in ipnosi ... 
Sì e passo il film a temere che uno dei due possa voler doppiarmi. Il mio personaggio, infatti, subisce gli eventi allo stesso ritmo con cui vengono scoperti dal pubblico. Quando ho letto il copione, mi sono fatto anch'io veramente prendere. 
Si tratta di un film sui misteri della memoria. La Sua funziona bene?
Riesco ancora a memorizzare dei dialoghi. Sono i nomi che non riesco sempre a fissare! E poi dover passare nella vita di tutti i giorni, con Monica, le mie figlie, dal francese all'italiano, dall'inglese al portoghese, ogni tanto mi ingarbuglio; cerco le parole giuste [Monica Bellucci, sua moglie, attrice, è italiana e vive a Londra, mentre lui vive in Brasile, ndr]. E se aggiungiamo lo spagnolo...
Danny Boyle è uno di quei registi in grado di realizzare dei film così diversi come Trainspotting, Slumdog Millionaire o 127 ore. Una garanzia?
Lui cerca sempre di reinventarsi. E così facendo, ci riesce! (Scoppia a ridere). Senza conoscerlo, percepivo una comunanza di valori con il suo universo. Proprio attraverso Trainspotting, che era uscito nello stesso periodo di La Haine (1995) e con non pochi punti in comune: nel modo molto moderno di riprendere, la descrizione di una stessa " generazione persa "...
Due film per dimostrare il Suo amore per la capitale? 
Les Enfants du paradis. E "Le Dernier Tango à Paris" (L'ultimo Tango a Parigi). È impossibile passare sotto il metro aereo a Bir-Hakeim e non pensare a Brando in questo film.