Venezia: parte il totoleone, mai così incerto

E' stata un'edizione di Venezia molto strana. Mueller, direttore tra i migliori di sempre, in bilico tra una probabile riconferma e un mandato in scadenza, si è trovato per il secondo anno contro la corazzata Roma. Sembra aver vinto di nuovo, con una selezione grandi nomi e grandi numeri. Quantità, che forse, almeno in concorso, è andata leggermente a detrimento della qualità.L'Italia ancora a bocca asciutta? Lo "scippo" dello scorso anno a Emanuele Crialese (il suo Nuovomondo meritava la vittoria) probabilmente non si ripeterà. Non si prevedono ingiustizie ai danni di cineasti italiani semplicemente perché, nella competizione internazionale, non paiono avere chance. Nessuna qualità agli eroi, pretenzioso, snob e noiosissimo sembra non avere alcuna speranza. Qualcuna in più il suo protagonista Elio Germano (insignito quest'anno del Premio Biraghi), bravissimo pur in un ruolo difficile e non ben tracciato. Il dolce e l'amaro, film sulla mafia che vorrebbe essere parodistico e irriverente, secondo lo stile di Giuseppe Impastato, del martire di Radio Aut ha solo il suo alter ego al cinema, Luigi Lo Cascio, e non nella forma migliore. Quello di Porporati sembra un film leggerissimo, superficiale, girato senza guizzi, difficile che possa passare indenne nel consesso di una giuria di ben sette registi di grande levatura. Ha qualche speranza in più Vincenzo Marra, che peraltro con Venezia ha ancora qualche credito. L'ora di punta potrebbe risollevare le sorti, anche se il suo stile non unisce ma divide appassionati e non. La sorpresa potrebbe essere Andrea Molaioli: insieme a The nines di John August, il suo La ragazza del lago è favorito per la vittoria nella sezione delle opere prime, la "Settimana della critica"Chi ruggirà alla fine del festival? Difficile, più di altri anni, sapere chi alzerà al cielo il Leone d'oro di San Marco. Il nostro favorito è In the Valley of Elah di Paul Haggis. Ritratto e metafora commovente e impietoso di un'America disperata e allo sbando, un'America che chiede aiuto. Molti però hanno apprezzato anche Brian De Palma (Redacted), Ang Lee (Lust, Caution) e il film a sorpresa di Johnnie To. Difficile però che rivinca un film arrivato all'ultimo momento (come avvenne lo scorso anno), specialmente se di genere. E allora la sorpresa vera potrebbe essere Le graine et le mulet. Storia del milieu franco-arabo di Marsiglia attraverso gli occhi di un precario portuale di 60 anni, ha coinvolto, divertito, immalinconito molti. Un bel lavoro del raffinato autore di culto Kechiche, perfetto per una scelta "contro" dei Magnifici sette giurati. Sarebbe il quinto premio consecutivo in un grande festival per il suo distributore italiano Lucky Red.Uomini e donne Come sempre c'è un grande fiorire di belle interpretazioni maschili. Sul podio della Coppa Volpi c'è un terzetto decisamente atipico. Il divo dell'estremo Oriente Tony Leung per Lust, caution, la grande sorpresa Casey Affleck (e la coppa gliela passerebbe il fratello Ben) per The assassination of Jesse James (in lizza anche come miglior film), Tommy Lee Jones, straordinario, per In the valley of Elah. La coppia Michael Caine- Jude Law, straordinaria in Sleuth, prova d'attore più che d'autore, potrebbe però bruciarli tutti. Più difficile intuire la vittoria tra le donne, anche quest'anno emarginate sia come registe che come attrici, non solo da Venezia ma dal cinema intero. Chissà che in questa corsa non possa esserci l'ennesima provocazione della Mostra: dopo il Leone speciale dello scorso anno a Straub- Huillet che quasi "inneggiarono" al terrorismo, questa volta la miglior attrice potrebbe essere l'"innamorata" di Curcio Fanny Ardant. Le contenderanno il trofeo Keira Knightley (Espiazione), Pilar Lopez de Ayala (En la ciudad de Sylvia) e, soprattutto, Charlize Theron (meravigliosa in In the valley of Elah).La speranza è però, per tutti, solo una: che vincano i migliori. Spesso non succede.

BORIA SOLAZZO