Il primo è stato Paul McCartney che si è fatto sponsorizzare da Starbucks, poi è arrivato il prodotto ‘fatto in casa’ e distribuito via web dei Radiohead. Ora Madonna, l’artista più pagata del mondo, lascia la Warner per un’azienda che organizza concerti.
Il mondo della musica è in costante rivoluzione, non c’è pausa, non c’è sosta, le novità, tutte clamorose, si susseguono ad un ritmo assolutamente impetuoso, difficile fare il punto della situazione quando la situazione è in costante movimento. Ma vale la pena provarci, perché riuscire a comprendere cos’è il "music business" oggi può insegnare molto a chi, tra breve, si potrebbe trovare nella stessa situazione nella quale si trova, di questi tempi, l’industria discografica. Qual è la situazione attuale? quella che vede l’inizio della "grande fuga" degli artisti, che iniziano ad abbandonare le multinazionali del disco cercando soluzioni alternative. Il primo, tra i grandi, a fare un passo così decisivo è stato Paul McCartney qualche mese fa, facendo uscire il suo ultimo lavoro, "Memory almost full", per la Starbucks, il celebre marchio delle "coffehouses" che sono sparse il tutto il mondo. Non una casa discografica vera e propria, dunque, ed infatti i cd di McCartney hanno due distribuzioni, quella tradizionale nei negozi di dischi e quella "alternativa" nei negozi della catena Starbucks. Poi sono arrivati i Radiohead, che addirittura hanno scelto di vendere via Internet il loro nuovo "In Rainbows", settimo lavoro della band di Thom Yorke. Fin qui tutto normale, se non fosse che la band non ha alcun contratto discografico e che, quindi, mette in commercio l’album per proprio conto. Il nuovo album, dieci brani, è disponibile sul sito www.inrainbows.com dal 10 di ottobre, mentre un’edizione "fisica" su cd, un "discbox", sarà in commercio il 3 dicembre a 40 euro e conterrà l’album in cd e in due vinili da 12 pollici, un enhanced cd con altre otto tracce, fotografie e artwork oltre che i codici per il digital download. Una versione cd semplice dovrebbe arrivare per l’inizio del 2008, ma nulla è stato ancora ufficializzato. Già così la notizia sarebbe assai curiosa, ma il bello è che il download digitale dell’album non ha un prezzo, è un album a offerta libera, a cui vanno aggiunti 45 pence di tasse. Insomma una rivoluzione, vera, completa, rischiosa, affascinante, perfettamente in linea con la creatività inarrestabile dei Radiohead, che si pongono i problema di come affrontare l’era digitale, la crisi del disco, i nuovi media, senza dimenticare i vecchi (il vinile) e guardando dritti al futuro. E ottengono risultati notevolissimi, visto che "In Rainbows" ha venduto in tre giorni un milione e mezzo di copie: un quarto di queste sono state nulla o un penny, la metà tra un penny e 10 sterline, mentre l’ultimo quarto (circa 350mila persone, quindi), ha deciso di spendere le 40 sterline richieste per il box.A scuotere definitivamente il mercato discografico ci ha poi pensato Madonna, con l’aver firmato per la Live Nation, azienda che cura gli show di moltissimi artisti in America e in Europa (anche in Italia), controlla centinaia di radio negli Usa e moltissime sale da concerto, ed è in grado, dunque, di offrire un "pacchetto completo" all’artista americana prendendo in cura anche la parte discografica e di distribuzione digitale. Gli artisti, dunque, sono pronti a vivere senza industria discografica e ragionano sulla possibilità di guadagnare con altro (edizioni limitate e deluxe, concerti, merchandising, diritti video e audio dei concerti, dvd, download digitali), magari distribuendo gratuitamente la propria musica registrata. Musica gratis? In Inghilterra ha già iniziato a distribuirla il sito di Peter Gabriel We7, musica in cambio di pubblicità. E da poche settimane si è aggiunto, negli Stati Uniti, Spiralfrog, che ha il sostegno, udite udite, della Universal, una delle major sopravvissute alla crisi e alle fusioni e che distribuirà canzoni gratuite con pubblicità. Se a questo aggiungiamo ancora che è in atto ufficialmente la convergenza tra telefono fisso e mobile e tra questi e internet e la tv, è facile capire che scommetere su come sarà il mercato digitale del futuro è decisamente difficile se non impossibile. Anche se la strada indicata dai Radiohead è interessante. I file digitali valgono poco, possono essere pagati poco. Il prodotto fisico offerto in una confezione speciale, vinile compreso, ha un valore molto più alto, e può essere pagato molto. La scommessa è quella di far riguadagnare valore alla musica registrata, messa fisicamente su un supporto. Non il cd, ovviamente, destinato all’estinzione, ma qualcos’altro, in grado di far rivivere i fasti del vecchio vinile.
ERNESTO ASSANTE