AMSTERDAM - Scatenati, gaglioffi, bestemmiatori, sul palco i Gogol Bordello sono un vero ciclone, anzi, una mistura sfrenata di tribalità gitana e punk. Eugene Hutz, il cantante e leader del gruppo che si è formato a New York suonando ai matrimoni degli immigrati, ma che affonda le sue radici in Ucraina, incita il pubblico a torso nudo, piroetta con la chitarra a tracolla come un danzatore dionisiaco. La platea salta a braccia unite, sembra di essere a una festa di zingari. Hutz arringa la folla, la spinge verso una frenesia incontrollabile: «Ogni sera portiamo gioia e liberazione a un sacco di gente, e questo ci viene restituito, sempre», spiega prima che inizi il concerto al Welkmeg di Amsterdam. Il comico inglese Phil Jupitus li ha definiti "i Clash che litigano con i Pogues, nell'est europeo", e l'immagine rende abbastanza l'idea della sovversiva unicità di questo gruppo. Ma Hutz è anche un bravo attore. Molti l'hanno apprezzato in Ogni cosa è illuminata di Liev Schreiber, e ora ha appena finito di girare come protagonista il cortometraggio Filth and wisdow, per la prima volta diretto da Madonna in persona. Che ruolo interpreta?«Un ruolo che mi assomiglia molto: un personaggio un po' filosofo. Nei dialoghi Madonna ha lasciato che aggiungessi le battute che mi venivano spontanee».Come mai ha accettato? In fondo il mondo di Madonna sembra agli antipodi del suo...«Lei mi ha chiamato mentre mi sentivo annoiato e schifato dalle sceneggiature che mi arrivavano, e me ne propongono tante, forse perché pensano che io possa dare sapori forti, ma io voglio qualcosa che abbia già un sapore forte, e poi metterci del mio. Quello che mi ha chiesto lei era perfetto, è una persona esaltante. Tutti mi dicevano, sarà durissima, lei è difficile, ostica, e invece no: è molto scrupolosa ma mi ha lasciato molta libertà. È un film fresco e divertente, e poi siamo diventati amici, spontaneamente, ci siamo divertiti insieme, non è stato fatto per i media. Ho conosciuto gente di successo, ma lei è un'eccezione, non ho mai incontrato nessuno che abbia il divertimento e la professionalità di Madonna, è intelligente, si è fatta da sola, praticamente partendo dal nulla, e questa è anche la nostra storia».
Qual è l'essenza della musica dei Gogol Bordello?«Ho sempre avuto un'idea ritualistica della musica. Per questo ci definiamo Gipsy Punk, anche il punk in fondo era un movimento tribale urbano».E per questo ha intitolato il suo ultimo disco Super Taranta?«Sì, certo. Non so quanto la taranta abbia mai curato dall'isteria, ma è certamente un buon modo di fare festa. C'è un ritorno all'autenticità, un movimento che c'è nel mondo intero, nell'est europeo, in Sud America, sta riemergendo ogni genere di folklore rimasto sotto la superficie per tanto tempo, ed è un movimento potente, semplicemente perché c'era bisogno che accadesse, la gente è stufa di cose sintetiche, plastificate, false, la gente vuol sapere di cosa è fatta, di sangue e pelle, e lo vuole sentire». Nel disco precedente ci sono imprecazioni e bestemmie in italiano, dove le ha imparate?«Sono stato per un po' in Italia, e mi è capitato di stare un giorno in cella. Mi avevano scambiato per uno zingaro che aveva rubato qualcosa, ma poi tutto si è risolto. Però ne ho approfittato per imparare qualche espressione forte della vostra lingua».Che ambizioni può avere un gruppo come i Gogol?«Fin da quando ero bambino ho sempre desiderato fare qualcosa di fantastico. Forse crescendo in un paese dell'est europeo c'era una mancanza di colori e di varietà di forme, c'erano più che altro forme quadrate e colori grigi. Quello che fanno gli artisti è colorare la vita nel modo che desiderano, e da subito ho cominciato a scrivere canzoni, piccole storie. Quando ero ancora in Ucraina, suonavo alle feste, era il nostro modo di colorare la realtà, e ho scoperto che è una tattica molto efficace, funziona davvero, mi sono innamorato di questa immaginaria realtà, che poi mi ha aiutato molto di più che la realtà concreta. E poi solo dieci anni dopo eccomi qui».
Ma non è strano che la band sia nata in America che da un certo punto di vista è il centro dell'impero del falso?«L'America ha diverse facce, c'è Los Angeles che è la capitale del falso, poi c'è New York, una città irregolare, con una forte competizione di idee. Quando ci sono arrivato, ero già grande e avevo il mio modo di fare le cose. Ho applicato quello stesso entusiasmo con cui facevo le cose in Ucraina e abbiamo creato la nostra scena».Non era imbarazzato o nervoso sul palco di Live Earth accanto a Madonna, davanti a un pubblico sterminato?«Nervoso? No, assolutamente, non sono mai nervoso, forse c'è qualcosa di sbagliato in me, ma non sono mai nervoso sul palco, qualsiasi pubblico ci sia di fronte, anzi, in genere non vedo l'ora, e lo stesso è successo a Live Earth».
(20 novembre 2007)