Bob, Jack, Dustin & Co. Il declino dei mostri che non sono più sacri

L’ultimo morso al cuore ci è arrivato davanti ai trailers di Manuale d’amore 3 (che a questo punto è nelle sale ma che, naturalmente, non abbiamo ancora visto). Più che un morso al cuore è stato quello che in psicanalisi si chiama «disvelamento»: cioè, per dirla male, quando all’improvviso ti rendi conto della verità che hai sempre avuto davanti agli occhi ma che non hai mai voluto vedere.
De Niro imbolsito alla tavola di una taverna romana (di quelle con le tovaglie di carta a quadretti e il mezzo litro di vino della casa che, già evaporato, anemico, involontariamente fermo, giace disarmato delle proprie funzioni nella brocca di vetro spesso). De Niro che si alza pachidermicamente per tirare uno schiaffo a un cafone che rivuole Monica Bellucci (seduta al tavolo con la tovaglia a quadretti assieme a De Niro, già amata da De Niro, drammaticamente più giovane e meno capace di De Niro, in sottovestina nera). De Niro che diventa collerico al rallenty e per interpretare il suo disappunto si limita a strizzare gli occhi (già ormai inesistenti nell’eccesso di carne attorno) e a tirare a cerniera la bocca (già ormai inesistente nell’eccesso di carne attorno)... e quell’altro (l’avversario) che sbaglia mira... Manda a stendere Michele Placido invece di De Niro che resta inerme con quella faccia che avevamo già visto in Ti presento i miei e che avevamo già fatto fatica a spiegarci. Ma che dolore... Non per Placido, per noi.
Il disvelamento, si diceva. Ecco, il film di Giovanni Veronesi che ha per protagonista l’ex fiore all’occhiello dell’Actors studio (un po’ come vedere Kevin Spacey piombare in un episodio dei Barbapapà) è servito a questo: a dover smettere di far finta di niente. In un istante ci siamo fatti passare davanti agli occhi le ultime pellicole di Bob. E poi anche quelle di Al (Pacino) e quelle di Diane (Keaton) e perfino quelle di Meryl (Streep) e di Dustin (Hoffman) e di Jack (Nicholson)... Che dolore. Mostri sì, ma non più sacri. Stone di John Curran (De Niro), Julie & Julia di Nora Ephron (Streep) ed È complicato di Nancy Meyers (sempre Streep... in coppia con Alec Baldwin), 88 minuti di Jon Avnet (Pacino), Sfida senza regole di nuovo Jon Avnet (stavolta doppietta Pacino-De Niro), Tutto può succedere della solita Nancy Meyers (stavolta doppietta Keaton-Jack Nicholson), 3 donne al verde di Mad Money (sempre Keaton), Vi presento i nostri di Paul Weitz (Hoffman), Oggi è già domani di Joel Hopkins (sempre Hoffman)... Una desolante carrellata che ci si è ingolfata nella testa tutta insieme, all’improvviso. Di nuovo il morso. Ma perché scegliere di crollare come l’argilla quando si è ricevuta la grazia di essere giganti veri? Perché trasformarsi, da invitati d’onore, in ospiti sottilmente sgraditi? Perché scegliere il cattivo tempo per la propria ultima stagione? Ma soprattutto perché rovinare, oltre al loro, il nostro finale?
E va bene che Hollywood è spietata con le rughe, che almeno tre di loro (Hoffman, De Niro, Pacino) sono (ormai da anni, a dire il vero) rimasti orfani dell’inarrivabile doppiaggio di Ferruccio Amendola, che i registi di oggi raccontano altre storie e sono irriguardosi e senza memoria e vanno troppo veloce, va bene. Ma allora perché non scegliere di sparire o almeno di lesinarsi per non andare a rovinare tutte le scene che avevamo ancora negli occhi: da Kramer contro Kramer, a Scarface, dal Padrino, a Taxi Driver, da Un uomo da marciapiede al Laureato, da La scelta di Sophie a Io e Annie, da Manhattan a Qualcuno volò sul nido del cuculo, da Innamorarsi a Cartoline dall’inferno... Solo per iniziare a ricordare alcuni dei copioni che loro hanno recitato in corsivo. Oggi insistono a rimettere ciò che sono stati in ciò che non gli somiglia più. In ciò che non fa più per loro. Dall’espressione alla smorfia, dall’interpretazione all’involontaria caricatura. Troppa enfasi e poco ritmo. Ancora là ad aspettare Soldato blu mentre arrivano solo i Wonder Pets. E il risultato è troppo triste. Per noi più che per loro. Come quel pugno a Placido.