Ribelle senza causa? Non è detto...

RS intervista James Franco in occasione della sua mostra 'Rebel' inaugurata al MOCA di Los Angeles
Di Patrick Steffen
Attore, regista, scrittore, artista e curatore. La stella di James Franco, californiano di Palo Alto, origini portoghesi da parte di padre e russe da parte di madre, una famiglia di scrittori e attivisti alle spalle, brilla come non mai. Lo abbiamo intervistato all'inaugurazione della collettiva che si è aperta sabato scorso al MOCA di Los Angeles.
Il tuo ultimo progetto è un’esposizione collettiva. Cominciamo dal titolo, Rebel...
"Il titolo del progetto è ispirato all’opera cinematografica di Nicolas Ray, con James Dean, Rebel Without a Cause, del 1955. Si tratta di un film leggendario, per i temi toccati, per le atmosfere, i personaggi, i dialoghi, il tema della gioventù bruciata, i luoghi mostrati. Tutti questi elementi sono la fonte principale dell’esposizione Rebel. Cerco di portare una nuova prospettiva su questo materiale. Mi piace parlare di un progetto che è un omaggio che interroga al contempo questo film. Ci sono video installazioni, fotografie, pitture, disegni e sculture, tutte opere che sono legate all’essenza del film".
Qual è la ragione della tua fascinazione con la figura e il mito di James Dean?
"Non so se sia giusto parlare di fascinazione. Ho interpretato il ruolo di James Dean nel 2000 e apprezzo il suo lavoro, è stato certamente un modello per me come attore e ora cerco di proporre un nuovo ritratto, onesto. Ma questo progetto non è necessariamente un tributo a James Dean, è piuttosto un processo che permette di esaminare il suo mito e ciò che lo circonda, ciò che è stato creato durante il film originale, durante la sua carriera. Cerco di usare questi elementi per capire come creiamo i nostri miti, oggi. Sono molto interessato all’eredità di James Dean, ma sono orami più di 50 anni che è scomparso... Mi ricordo di avere assistito alla cerimonia per l’anniversario della sua morte. L’evento era molto triste, patetico, mancava completamente il suo impatto originale, non c’era la vitalità, che è una sua caratteristica. Allora ho pensato che c’era un'altra maniera di riscoprire la sua eredità, la sua energia originale. Per questo ho deciso di collaborare con tutti questi artisti del mondo dell’arte contemporanea...".
Hai riunito una lista molto interessante ed eclettica di artisti: Douglas Gordon, Harmony Korine, Damon McCarthy, Paul McCarthy, Terry Richardson, Ed Ruscha e Aaron Young. Che cosa hanno in comune?
"Tutti loro sono ispirati costantemente dal mondo di Hollywood e usano questa influenza come materia prima per elaborare le loro opere. Che poi diventano qualcosa d’altro, di nuovo. Di ribelle, appunto! Diventano sculture, installazioni contemporanee. Ed Ruscha, per esempio, lo considero un pittore, ma le sue immagini hanno un’atmosfera cinematografica unica capace di ritrarre le icone di Los Angeles e questo suo aspetto mi interessava per il progetto qui al MOCA. Sono artisti che ammiro molto, perché capaci di studiare il materiale originale con una nuova prospettiva. Per esempio, Paul McCarthy è molto bravo a esplorare le dinamiche sessuali del mondo di Hollywood... È stata un’esperienza fantastica, ho potuto collaborare con tutti i miei eroi della scena contemporanea... È stata una nuova avventura, anche difficile a tratti, ma li considero fra i migliori artisti attivi oggi sulla scena contemporanea ed è stato molto soddisfacente. E il risultato finale incarna perfettamente le mie intenzioni".
Negli ultimi anni hai collaborato spesso con Jeffrey Deitch, il direttore del MOCA...
"Con Jeffrey ci siamo conosciuti per la Soap Opera General Hospital che abbiamo girato negli spazi MOCA, e da allora abbiamo pensato di intensificare i nostri progetti. Abbiamo molti interessi in comune, Jeffrey ama le sperimentazioni, le nuove idee, e offre molta libertà di azione. Volevamo creare uno show legato a General Hospital, in una galleria a New York, ma poi è stato nominato direttore al MOCA e così abbiamo deciso di portare il progetto qui a Los Angeles.. E da allora non abbiamo smesso di condividere idee e progetti. Rebel è l’ultimo frutto della nostra collaborazione".
Qual è il tuo prossimo progetto?
"Ho un film in uscita, che ho diretto, basato sul libro di Cormac McCarthy del 1973, Child of God e poi ci sarà una nuova collaborazione cinematografica con Harmony Korine, dal titolo Spring Breakers".
E in Italia quando tornerai?
"Sarò preste al Festival Internazionale del Film di Roma, ci vedremo là!".
Guardate la presentazione della mostra, James Franco e il direttore del MOCA, Jeffrey Deitch...