It's All Good - Lyrics by Sinéad O'Connor

I am an angry man yeah, I vent it when I can, yeah. On the bag, not the skag. The negativity, yeah, pushed onto young paddy, yeahIs a shame, whose to blame?And when the baby cries, yeah, she has been criticised, yeah. Been put down, it's passed down. But it's all good, it's all good. All I say to you todayIt's all good, sure it's all good. All I say to you today. And positivity, yeah, it is the way for me, yeah. It is truth, it is youth. They try to keep us down, yeah. They hide the high kings crown, yeah. From the Gaels, Kathleen wails. And to survive their sting, yeah. You have to be the king, yeah. Grasp the wealth of yourself. Love yourself today, ok, ok. Love yourself today, ok, ok...

Deeper and deeper...

La depressione è una sindrome caratterizzata da un insieme di sintomi psichici e fisici persistenti nel tempo, consistente principalmente in una diminuzione da lieve a grave del tono dell'umore, talvolta associata ad ideazioni di tipo suicida od autolesionista. A questa sintomatologia principale possono accompagnarsi deficit dell'attenzione e della concentrazione, insonnia, disturbi alimentari, estrema ed immotivata prostrazione fisica. Può essere di tipo unipolare, quando l'umore si mantiene basso e sono presenti rallentamento psicomotorio ed alterazioni del ciclo sonno/veglia mentre la melanconia è prevalente nelle prime ore del mattino; di tipo maniaco-depressivo, altrimenti nota come sindrome bipolare, di tipo nevrotico o di tipo reattivo, detta anche "reazione depressiva", comune reazione umana a fattori di stress o shock emotivi.

Sebbene i meccanismi interni alla base della Depressione siano attualmente sconosciuti, è ormai accertato che la malattia è in genere slatentizzata da un periodo di stress, sia esso negativo o positivo. La malattia infatti si può innescare dopo alcune fasi importanti della vita: un lutto, un licenziamento, un grande dispiacere ma anche un innamoramento, una grossa vincita; in generale qualsiasi cambiamento rilevante può indurre la manifestazione del disturbo in soggetti predisposti. L'evento che innesca la depressione è definito "stressor"; esso tuttavia non è di per sé in grado di causare la depressione, ma solo di renderla manifesta, fatti salvi quei casi in cui la depressione sia semplicemente reattiva: in questi casi essa guarisce, in genere, senza alcun trattamento. Se la malattia si innesca senza alcun evento scatenante è definita depressione endogena. Con questa espressione si vuole sottolineare la presenza di cause profonde, non transitorie, all'interno dell'organismo del soggetto; cause che alcune teorie interpretano come connesse al patrimonio genetico del soggetto (in questo senso si può parlare di una familiarità della malattia), ovvero come una alterazione biologica del funzionamento di uno o più neurotrasmettitori, alterazione di cui tuttavia non è possibile individuare e spiegare altrimenti l'origine. La depressione endogena è altresì spiegata, dal punto di vista psicodinamico, come il risultato di una mancata elaborazione di vissuti emotivi profondi, verosimilmente traumatici, depositatesi nell'inconscio a causa di processi di rimozione. Per quanto riguarda l'ereditarietà, distinguere tra fattori ereditari e ambientali è molto difficile. Oltre all'ereditarietà genetica c'è un altro fattore infatti da considerare: un genitore depresso sottopone i figli ad un clima familiare totalmente anormale, per esempio eccessivamente rigido, triste, pessimistico e colpevolizzante; questo faciliterà in ogni caso lo sviluppo di una malattia depressiva nei figli. Il Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, quarta edizione (DSM-IV), propone i seguenti criteri per la diagnosi di depressione maggiore (unipolare): Umore depresso per la maggior parte del giorno, quasi ogni giorno, come riportato dal soggetto o come osservato da altri. Marcata diminuzione di interesse o piacere per tutte, o quasi tutte, le attività per la maggior parte del giorno, quasi ogni giorno. Significativa perdita di peso, in assenza di una dieta, o significativo aumento di peso, oppure diminuzione o aumento dell'appetito quasi ogni giorno. Insonnia o ipersonnia quasi ogni giorno. Agitazione o rallentamento psicomotorio quasi ogni giorno. Affaticabilità o mancanza di energia quasi ogni giorno. Sentimenti di autosvalutazione oppure sentimenti eccessivi o inappropriati di colpa quasi ogni giorno. Diminuzione della capacità di pensare o concentrarsi, o difficoltà a prendere decisioni, quasi ogni giorno.

Ricorrenti pensieri di morte, ricorrente ideazione suicida senza elaborazione di piani specifici, oppure un tentativo di suicidio o l'elaborazione di un piano specifico per commettere suicidio. Terapia farmacologica I principali neurotrasmettitori implicati nella malattia depressiva sono stati identificati in serotonina, noradrenalina e dopamina e, secondo i fautori della matrice biologica della malattia, sembra esservi una corrispondenza accertata fra depressione e insufficiente disponibilità di uno o più di questi tre neurotrasmettitori. La matrice biologica sembra indicare come essenziale una cura basata su farmaci antidepressivi che vadano ad agire sulla chimica cerebrale e più esattamente sui meccanismi di neurotrasmissione e ricezione. Infatti gli antidepressivi non agiscono solamente sui sintomi (come ad esempio molti ansiolitici) ma anche sui meccanismi che hanno generato il disturbo depressivo. La terapia d'elezione è a base di farmaci antidepressivi, ma non è l'unica. Gli Antidepressivi Triciclici (ADT) e Tetraciclici e gli Antidepressivi Inibitori delle monoaminossidasi (iMAO) sono stati per decenni le uniche opzioni farmacologiche, mentre ora il loro uso è diminuito soprattutto a causa della creazione di farmaci con minori effetti collaterali. Gli antidepressivi di nuova generazione sono divisi in quattro gruppi. Quello degli Inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI) comprende: Fluoxetina, Fluvoxamina, Paroxetina, Sertralina, Citalopram ed Escitalopram. Il gruppo degli Inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina e della noradrenalina (NSRI) è rappresentato principalmente dalla Venlafaxina. Quello degli Antidepressivi serotoninergici specifici e noradrenergici (NaSSA) ha il suo capostipide nella Mirtazapina. Il quarto gruppo (il cui capostipide è la Reboxetina) è quello degli Inibitori selettivi della ricaptazione della noradrenalina (NARI). L'unico prodotto naturale con dimostrate proprietà antidepressive è l'Iperico (noto anche come Erba di S. Giovanni). In funzione antidepressiva vengono utilizzati con buoni risultati anche stabilizzanti dell'umore, come i sali di Litio, agonisti della dopamina come il pramipexolo e altri farmaci non classificati come antidepressiviPsicoterapia È stato dimostrato che la psicoterapia in associazione alla cura farmacologica è più efficace di ogni altro tipo di terapia da sola nel disturbo depressivo maggiore.[citazione necessaria] Le psicoterapie possibili sono diverse, per esempio: Terapia cognitiva Terapia comportamentale Terapia a orientamento psicoanalitico Psicoterapia di sostegno Terapia di gruppo Terapia familiare Comicoterapia Neurotecnologia Meditazione Training autogeno Molti psichiatri tuttavia ritengono che la psicanalisi freudiana o postfreudiana sia poco o per nulla indicata in patologie che hanno una matrice biologica come la depressione o il disturbo bipolare. Terapia elettroconvulsivante Nei casi di farmacoresistenza o di impossibilità a somministrare antidepressivi di sorta, un modello di trattamento discusso è rappresentato dalla terapia elettroconvulsiva (elettroshock). Secondo qualcuno è efficace, nel caso delle forme più gravi del disturbo, ma non tiene affatto conto dei fattori secondari e della soggettività del paziente di un trattamento così traumatico. Tuttavia l'elettroshock risulta ancora oggi lo strumento terapeutico più efficace con oltre l'85% di successi terapeutici in termini di remissione. Il problema dell'ECT risulta essere quello relativo alla non prevenzione delle ricadute, che dopo questo genere di terapia sembrano essere frequenti. Terapie nuove e sperimentali La Food and Drug Administration nel 2005 ha approvato la stimolazione profonda come terapia per quei soggetti che non hanno risposto almeno a tre cicli di farmaci. Si tratta di elettrodi impiantati che fanno fluire una continua ma impercettibile scossa al cervello favorendo una maggiore concentrazione dei neurotrasmettitori deficitari. In Italia tale metodologia non è attualmente in uso per la depressione, se non per alcuni casi specifici sperimentali, mentre è usata per curare alcuni casi di parkinsonismo e cefalea a grappolo. Tuttavia in casi del tutto speciali ai depressi "non responder" viene praticata la stimolazione chirurgica del nervo vago, attraverso cui passano i neurotrasmettitori la cui deficienza porta a disturbo depressivo. Un'altra terapia sperimentale ma non ancora approvata, è lo shock magnetico (simile all'elettroshock ma la convulsione viene provocata da campi magnetici e non campi elettrici, con minori effetti collaterali).

Matt Dillon

Erano i primi anni 80 e il suo fu il volto innocente e tumefatto della generazione che guerreggiava nelle strade violente delle grandi metropoli. Poi Matti Dillon fu il ragazzo buono e sensibile, nelle agrodolci commedie americane. Infine venne il tempo dei ruoli più sfaccettati e maturi, dei personaggi non sempre amabili, qualche volta sporchi e cinici. Bello e dannato, con quello sguardo buono e inafferrabilmente libero, Dillon ha attraversato 20 e più anni di Hollywood, con uno stile impeccabile e personalissimo.

XXY da vedere!

Alex è un'adolescente di 15 anni e porta con sé un segreto. Poco dopo la sua nascita, i suoi genitori hanno deciso di lasciare Buenos Aires per trasferirsi sulla costa uruguaiana, in una casa di legno isolata tra le dune. Un giorno una coppia di amici di Buenos Aires viene rendere loro visita, portando con sè il figlio sedicenne, Álvaro. Il padre, uno specialista in chirurgia estetica, è fortemente interessato ad Alex da un punto di vista medico. Tra i due ragazzi nasce un'inevitabile attrazione che li obbligherà ad affrontare i loro timori... Strane voci cominciano a diffondersi in paese, la gente vede Alex come un mostro e il fascino che esercita inizia a diventare pericoloso...
REGIA Lucía Puenzo SCENEGGIATURA Lucía Puenzo SOGGETTO Sergio Bizzio (Racconto)

Gogol Bordello !intervista!

Un modo per avvicinarsi alla cultura gipsy, attraverso la catarsi data dai loro live. I Gogol Bordello, per la maggior parte emigrati in USA dall'Europa dell'Est, si formano nel 1993 a New York. Stanno danzando sulla via del successo, grazie alla spontaneità ed ora anche grazie all'attenzione rivolta loro da Madonna. Niente atteggiamenti da star, sono così come li vedi, semplicemente folli e convinti che l'arte sia la terapia migliore contro la negatività. Un loro concerto è un'esperienza da fare e ripetere, senza controindicazioni. Li abbiamo conosciuti meglio attraverso le parole del frontman Eugene Hutz, che in Italia ha passato anche un breve periodo.Eugene, parlami del fatto che ritieni che in ogni persona vi sia qualconsa di "illuminato", di sovrannaturale..."Credo che siamo tutti parte di una galassia alternativa, eppure tutti sullo stesso mondo. Con quel pensiero mi rifacevo alle teorie di Carl Jung. Sono un suo sostenitore, mentre tanti seguono le teorie di Freud."Come la musica e le arti riescono a trasformare le energie negative in positive?"Bisogna intendere la musica e l'arte nel loro senso antropologico. Da pure azioni derivano espressioni ed emozioni. Pensa agli animali quando emettono i loro suoni, pensa al lupo quando ulula e pare benedire la Luna... E' come se cantassero per dare sfogo a qualcosa dentro di loro, è il modo per comunicare con il resto delle esistenze, per non sentirsi da soli."Dunque, qual è, secondo te, il potere della musica?"La musica è un'esperienza molto istintiva, che ha grande impatto sulle persone proprio per il fatto di smuovere le energie interiori. Mi capita di parlarne con gli amici, musicisti e non, e mi accorgo di essere fortunato a vedere e toccare con mano l'effetto che la musica ha sul pubblico."Sei una persona dalla fervida creatività. Da dove deriva?"Be', dalla mia famiglia, in cui sono tutti artisti. Mio padre è un musicista, suona lachitarra, mia mamma pure, uno zio è pittore e uno è acrobata del circo. E così, respirando quest'aria, ho iniziato presto a imbracciare la chitarra e poi a suonarla, all'inizio per far colpo sulle ragazze." Sorride.Come i Gogol Bordello "conquisteranno" il mondo?"Non lo so bene. Credo che non sentiamo il bisogno di essere su tutte le copertine dei giornali. Sappiamo di essere una band speciale e vogliamo continuare ad esserlo. Non siamo sciocchi ragazzini, ma ragioniamo sulle nostre scelte e speriamo che le persone guardino anche quello che sta dietro alla musica e alle apparenze. Siamo insieme da sette anni e ormai siamo una famiglia."A proposito delle tue esperienze cinematografiche... Dopo Ogni cosa è illuminata di Liev Schreiber, con Elijah Wood, tra poco ti vedremo nel primo film di Madonna, Filth And Wisdom. Com'è lavorare con lei?"Madonna ha ispirato molti artisti, è divertente, creativa, ha molto rispetto per il lavoro ed è una perfezionista. Ho trovato subito affinità con lei e col personaggio che ho interpretato."La domanda nasce spontanea, ricollegandosi a Ogni cosa è illuminata, in cui Elijah era un collezionista di tutto. Collezioni qualcosa?"No, non più almeno... Però direi i dischi!"Ci sono delle canzoni storiche che ti piacerebbe rifare in stile Gogol Bordello?"Ah, sì... quelle di Adriano Celentano!"Ti piace ballare?"Sì, molto. Dal gipsy al reggae al flamenco... a mio modo. In tutto quel che faccio c'è una vena ortodossa."So che fai anche molte serate come Dj, soprattutto a New York. Che trend c'è al momento nei club?"Eh, la gente dice che sono anche un Dj, ma "suono" semplicemente i dischi che mi piace ballare. A NY, se va di moda una cosa, tutti vogliono emulare gli altri. Quindi, se oggi va che bisogna vestirsi tutti di nero, vedrai i club colmi di persone di nero vestite."E non può mancare una domanda sull'album che sta per uscire, che ha un chiaro riferimento all'Italia già nel titolo, Super Taranta. Perchè questa scelta?"Per svariate ragioni. Come dicevamo prima, la musica ha un potere terapeutico e non mi piacciono le altre terapie. La Taranta fa cadere in un trance che ti libera dalla negatività. E' una catarsi ed è ciò a cui miriamo coi nostri live. Il mondo è così pieno di spazzatura e di tensioni che, almeno ai concerti, vogliamo che sia come in quei locali russi dove la festa è folle."

Photo from FLY BOYS

Gogol Bordello: dalla cascina di Milano al film con Madonna

Certo che passare dalla (pur incantevole) Cascina Monlué di Milano al set di un film con Madonna dev'essere uno sbalzo notevole. Dalla cornice agreste e zanzarosa, dove i Gogol Bordello si sono esibiti l'altro giorno, alla capitale britannica, dove il loro frontman Eugene Hutz, fan di Celentano, è stato impegnato nelle riprese di "Filth and wisdom", il primo film della Material Mum. "Ho fatto fatica a credere che fosse la sua prima volta da regista", racconta ora il baffuto cantante ucraino, nato nel 1972 a Kiev. "Era precisa e sempre al massimo. Nel film il mio ruolo è quello del cantante dei Gogol Bordello, ma c'è molta fiction e finisco per travestirmi da donna". Il prossimo album dei Gogol, i quali hanno un rapporto stretto con l'Italia, s'intitola "Super Taranta!" e sarà pubblicato il prossimo 11 luglio.
(Fonte: "Corriere della Sera", "la Repubblica")

“Giovani Aquile - Fly Boys”

Eroi dei cieli sullo sfondo della I Guerra Mondiale Riscattare una vita di delusioni, allontanarsi da un padre autoritario, sfuggire al passato, ricercare l’onore, ricambiare un aiuto: questi alcuni dei motivi che spinsero diversi giovani americani ad arruolarsi volontari per andare a combattere al fianco dei francesi durante la I Guerra Mondiale, mentre gli Stati Uniti si ostinavano a voler rimanere neutrali. Con il loro coraggio e la loro lealtà formarono la Squadriglia Lafayette, la prima unità di piloti da caccia americani, ‘cavalieri del cielo’ con un’aspettativa di vita di sei settimane che segnarono la storia e ai quali è dedicata la pellicola di Tony Bill.
1916. La I Guerra Mondiale infuria da due anni, Francia e Inghilterra combattono contro la Germania e mentre il Governo degli Stati Uniti decide di rimanere neutrale alcuni giovani americani si arruolano volontari. Destinazione i cieli d’Europa a bordo dei biplani francesi per seguire il consiglio del Capitano Thenault: “Non portate indietro le munizioni, di quelle ne abbiamo a migliaia, fate in modo che i tedeschi le portino con loro in Germania”.Un destino eroico ed emozionante quanto crudele e spietato accomuna Blaine Rawlings (James Franco), un texano che ha appena perso il suo ranch, William Jensen (Philip Winchester), figlio di un Ufficiale di Cavalleria, Briggs Lowry (Tyler Labine), erede di una facoltosa famiglia non ammesso ad Harvard, Eddie Begle (David Eleison), un ragazzo dal passato oscuro, e Eugene Skinner (Abdul Salis), un afro-americano, pugile di professione, trasferitosi a Marsiglia per poter vivere da uomo libero.A guidarli attraverso le tattiche di volo e le strategia di guerra il Capitano Georges Thenault (Jean Reno), a scortarli nei cieli il Capo Squadriglia Reed Cassidy (Martin Henderson), un veterano dell’aviazione da caccia che, dopo aver perso la famiglia, ha come unico scopo vendicare i compagni caduti abbattendo più aerei nemici possibili.Sullo sfondo dei tragici eventi l’amicizia che a poco a poco nasce tra i ragazzi, così diversi tra loro ma così uniti da uno stesso fatale destino, e l’amore tra Rowlings e la bella e dolce Lucienne (Jennifer Decker). Intensa prova per James Franco, vincitore del Globo d’Oro per “James Dean” (di cui conserva alcune movenze nella sua interpretazione del texano all’inizio del film), ma meglio conosciuto come Harry Osborn in “Spider-man”.Un film drammatico, ispirato alla vera storia della Squadriglia Lafayette, visto attraverso il percorso emotivo dei giovani volontari, in particolar modo attraverso gli occhi e i sentimenti di Rawlings.Un ritratto eroico e romantico di un tragico capitolo di storia e delle valorose ‘giovani aquile’ americane.

di Elena Franco

"L'odio" di Mathieu Kassovitz

« Un tizio cade da un palazzo di 50 piani e per farsi coraggio ad ogni piano si ripete "fino a qui tutto bene..fino a qui tutto bene.." Ma il problema non è la caduta. È l’atterraggio »
L'odio è un film del 1995 di Mathieu Kassovitz, vincitore del premio per la miglior regia al Festival di Cannes nel 1995.
A Les Muguets, nella periferia di Parigi, inizia una lunga giornata per Vinz, Hubert e Said. Abdel Ichah, 16 anni, è in ospedale, gravissimo. È stato pestato dalla polizia durante un interrogatorio e nella zona dove abita, si scatena la guerriglia. Durante gli scontri un agente perde la pistola; la trova Vinz, che giura di uccidere un poliziotto nel caso in cui Abdel muoia. Un giorno e una notte nella vita di tre amici, abitanti del ghetto periferico, tra degrado, squallore e povertà, che cercano, ognuno a suo modo, una via d'uscita. Per Said, magrebino, la soluzione è fare qualche soldo con l'hashish e riuscire a cavarsela come suo fratello maggiore, malavitoso da tutti temuto e rispettato. Per Hubert, africano, la strada è il pugilato, ma la sua palestra è stata devastata durante gli scontri notturni. Vinz, ebreo, è un cane sciolto che non ha nulla da perdere. Le rivolte del 2005 nelle banlieues francesi hanno riportato alla mente il film di Kassovitz, quasi fosse un presagio di rottura. In realtà, già dalla fine degli anni settanta gli scontri si erano sollevati in molte periferie cittadine. Benché i pretesti delle rivolte, sia nel film che nella realtà, fossero per lo più la reazione rabbiosa alla violenza della polizia, la necessità vera era, ed è, rispetto e dignità.

Hero of a teenaeger!

Town Without Pity
When you're young and so in love as weAnd bewildered by the world we seeWhy do people hurt us soOnly those in love would knowWhat a town without pity can doIf we stop to gaze upon a starPeople talk about how bad we areOurs is not an easy ageWe're like tigers in a cageWhat a town without pity can do...

Madonna: il mio amico Keith Haring

Il lavoro di Keith iniziò nelle strade e attirò l’attenzione delle stesse persone che si interessavano a me: soprattutto neri e ispanici, persone con un basso reddito e un background umile. La sua arte piaceva alle persone che apprezzavano la mia musica. Venivamo dallo stesso mondo, quello stesso mondo che ci aveva ispirato. Keith è riuscito a portare nella cultura popolare alcuni elementi di quella che io chiamo Street Art, arte che faceva parte di una controcultura underground. Io feci lo stesso, portando al consumo di massa uno stile nato nelle strade. Abbiamo quindi davvero molto in comune. Un’altra cosa che abbiamo avuto in comune fin dall’inizio è stata l’invidia e l’ostilità di chi avrebbe voluto che non diventassimo famosi. Siccome vendevamo moltissimo e guadagnavamo un sacco di soldi, ci fu chi smise di considerarci artisti. Il loro ragionamento era il seguente: «Ok, sei un prodotto destinato al consumo di massa e un sacco di gente comprerà il tuo lavoro, quindi non sei un artista». So che alcuni pensarono questo di Keith e ovviamente anche di me. Io e lui eravamo due facce della stessa medaglia e all’inizio della nostra carriera ci siamo incoraggiati a vicenda. Mi ricordo che Keith venne ai miei primi show alla Fun House, dove «Jellybean», che era il mio ragazzo, faceva il deejay. Cantavo su delle basi musicali e ballavo su coreografie che io stessa preparavo. Era grandioso e, trattandosi di un club ispanico, l’atmosfera era davvero carica! Non so cosa ci spingesse a frequentare club bizzarri come la Fun House o il Paradise Garage. Ovviamente c’era la sessualità e il magnetismo quasi animale delle persone che li frequentavano. Erano così belle e ballavano con un tale abbandono! Sono stata sempre attratta dalla cultura ispanica e lo stesso vale per Keith. È un’altra cosa che abbiamo in comune. Erano queste le persone che per prime comprarono i miei dischi ed esibirsi davanti a loro era grandioso. Anche Keith la pensava così. Io andavo alle sue bellissime feste e lui veniva alle mie e ci divertivamo un sacco!Un’altra cosa che avevamo in comune... erano i gusti in fatto di uomini! Secondo una leggenda metropolitana gli rubai anche uno dei suoi amici. In realtà lui si presentò a una festa di Capodanno a casa mia assieme a un tipo davvero fantastico e mi disse: «Madonna, è tuo, è il tuo regalo di Capodanno!» Era un tipo incredibile, un grande ballerino, sempre allegro e sempre ottimista e anche lui diventò mio amico. L’arte di Keith mi è sempre piaciuta perché fin dall’inizio ha coniugato gioia e innocenza con una brutale consapevolezza del mondo, presentata in maniera infantile. C’è molta ironia nel suo lavoro, così come nel mio. È questo che mi piace. Ci sono colori audaci, figure infantili e molti bambini ma se si osservano le sue opere più da vicino ci si accorge che sono molto potenti e che mettono paura. Molto spesso la sua arte affronta l’argomento della sessualità per mettere in evidenza i pregiudizi e le fobie della gente. In questo senso i suoi sono lavori politici. Quel che non riesco a dimenticare è che, all’inizio del nostro successo, alcuni ci fecero sentire la loro ostilità. Ma era un piccolo gruppo, un’élite di artisti che pensava ci stessimo svendendo. E nel frattempo il resto del mondo ci apprezzava! In realtà era evidentissimo che loro avrebbero voluto essere al nostro posto! Ma l’invidia e la gelosia non ci fermarono: non volevamo lavorare solo per la gente di New York ma per tutti, ovunque si trovassero. Un artista vuole il riconoscimento di tutto il mondo, non solo di una piccola e sofisticata élite. Tutti là fuori vorrebbero raggiungere le stelle ma solo pochi ce la fanno! Grazie a Keith non mi sentivo sola, né quando facevo fatica, né quando festeggiavo i miei successi. Non mi sentivo da sola nelle difficoltà e gli sono davvero grata per tanti motivi! Non sono molte le persone con cui sento di avere tante cose in comune e non penso che siano in molti ad aver compreso il mio percorso ma, quando penso a Keith, alla sua vita e ai suoi successi... be’, non mi sento sola. Il racconto di Madonna è tratto da Keith Haring - La biografiadi John Gruen (Baldini Castoldi Dalai editore - Tutti i diritti riservati)

The beauty of Winona... The Age Of Innocence.

Nel 1992 arrivava nei cinema un grande capolavoro, che oggi è giustamente considerato come un intramontabile classico della cinematografia classico-romantica, "L'età dell'innocenza" di Martin Scorsese, con Daniel Day Lewis, Michelle Pfeiffer e Winona Ryder. E' sicuramente uno dei più bei film che io abbia visto fin'ora nella mia vita. Come una delle donne più belle che io abbia mai visto è Winona... Una creatura incantevole, di una bellezza non comune. Da quel film sono tratti questi screen caps della bellissima Winona.

Tony '93

1993 Sept/ Oct - Mondo Uomo Magazine New Re-Formal - Photos by Michelangelo Di Battista
Vai al sito del Tony e trovi le altre foto di questo servizio.
www.tony-ward.com

Glastonbury 2007 si apre con Arctic Monkeys e Biork

Praticamente impossibile dare l'elenco esatto delle band ed artisti che si sono esibiti, data la concomitanza di diversi palchi, tra cui quello interessante dedicato agli esordienti ed intitolato al grande John Peel.Chi si e' esibito al Glastonbury 2007, davanti a quasi 200 mila spettatori che allegramente si rotolavano nel fango? Kaiser Chiefs, The Who, Arctic Monkeys, Biork, Chumbawumba, The Saw Doctors, Arcade Fire, Adjágas, Bloc Party, Steve Earle, Bellowhead, Stereo MCs, The Killers, The Wurzels, Gojo Music, Kasabian, Chemical Brothers, Hot Chip, The Kooks, Mika, Lily Allen, The Storys, Bootleg Beatles, ma dicono che c'e' anche stato il duetto tra Kate Moss e Pete Doherty nello show dei Babyshambles (...che peccato che me li sono persi...!)....Quello che e' stato veramente interessante e' scoprire il nuovo rock che sul palco minore dedicato a John Peel (colui che in BBC ha portato i demo e le esibizioni in esclusiva, John Peel qui in foto): abbiamo visto cose interessanti e pochi cloni (succedesse la stessa cosa in Italia...!), ma lo show finale di Domenica 24 Giugno con gli Who e' stata la conferma del loro ruolo eterno nel showbiz mondiale.

Chiedi chi sono i Gogol Bordello!!

I Gogol Bordello sono un gruppo musicale che nella propria musica esuberante mescola reggae, punk, hip hop e musica tradizionale ucraina, dando vita ad un genere che è stato definito come gipsy punk. L'attuale formazione della band, che ha registrato l'ultimo disco Gypsy Punks: Underdog World Strike è formata da: Eugene Hütz, voce e chitarra Sergei Riabtsev, violino Yuri Lemeshev, seconda voce Oren Kaplan, chitarra Rea Mochiach, basso e percussioni Eliot Fergusen, batteria Pamela Jintana Racine, percussioni Elizabeth Sun, percussioni Gli strumenti musicali che usano sono i più diversi, dalla fisarmonica al fiddle, simil-violino, oltre al sax presente in alcuni dischi, il tutto mescolato al cabaret, la scena punk e il dub. Un critico e comico britannico, Phil Jupitus, li ha descritti come i Clash che litigano con i Pogues, nell'est Europa. Hütz cita in un'intervista Jimi Hendrix tra le loro influenze in campo musicale, e Nikolai Gogol, di cui portano il nome, tra quelle in campo ideologico da cui un certo surrealismo, oltre a Manu Chao, Fugazi, Kalpakov, Rootsman e i già citati Clash. In un'altra intervista rilasciata a MtvU.com, gli artisti che maggiormente hanno influenzato la band sono individuati nel gruppo The Stooges, in Sasha Kolpakov e Vladimir Visotsky. Il loro suono è molto energetico e veloce, e le performance dal vivo sono rese spettacolari dalle coreografie, dalle due percussioniste e dall'estro del cantante.
Formatosi in un quartiere di New York nel 1993, sono conosciuti per i loro spettacoli frenetici e teatrali. Molte delle loro canzoni traggono ispirazione dalla musica tzigana, anche perché la maggior parte dei componenti è immigrato dall'Europa orientale, a partire dal loro leader Eugene Hütz allontanatosi dalla repubblica sovietica nel 1986 a causa del disastro di Chernobyl ed approdato a New York nel 1993.
Qui conosce Vlad Solofar, Sasha Kazatchkoff ed Eliot Fergusen, quest'ultimo aggiunge una nota rock al suono del gruppo. Successivamente si unisce il violinista Sergei Riabtsev, già direttore teatrale a Mosca e perfetto per dare una ulteriore dose di bizzarria alla band. I primi impieghi della band sono di semplice intrattenimento alle feste per i matrimoni di immigrati dall'Est Europa a New York. Il loro vero esordio musicale, un singolo, è stato pubblicato nel 1999, dopo di cui sono stati editi due album, un EP e un terzo disco in collaborazione con Tamir Muskat. Nel 2005 hanno firmato un contratto con la casa discografica punk SideOneDummy Records. Sono stati instancabilmente in tournèe in Europa e negli Stati Uniti d'America negli anni passati, ma le date fissate per il 2006 sono state cancellate per un problema fisico a un braccio di un componente. Molti dei concerti in cui hanno suonato non erano personali, ma facevano parte di festival musicali. Recentemente, il loro singolo Start wearing purple è stato scelto come colonna sonora dei titoli di coda del film Ogni cosa è illuminata, dal romanzo omonimo di Jonathan Safran Foer, in cui Hütz ha anche uno dei ruoli principali. Il medesimo brano ha anche consentito al gruppo di guadagnarsi una nomination agli MtvU Woodie Awards 2006 nella categoria Left Field Woodie.
Il cantante Eugene Hütz ha vissuto per un breve periodo anche in Italia, ed è rimasta traccia di questo suo soggiorno in alcune canzoni, dove si possono distinguere alcune imprecazioni in italiano; in una canzone, "Santa Marinella", il ritornello è in italiano e sono pure presenti varie bestemmie. La canzone parla del carcere di Santa Maria Novella, in cui il componente del gruppo è stato rinchiuso alcuni mesi per un errore delle autorità di polizia italiana, che lo hanno scambiato per un nomade ricercato per furto. In carcere Hütz ha imparato non poche espressioni utilizzate per l'appunto come ritornello della canzone.
Discografia: 1999 - Voi-La Intruder (Rubric Records) 2002 - Multi Kontra Culti vs. Irony (Rubric Records) 2004 - Gogol Bordello vs. Tamir Muskat (collaborazione con i membri della Balkan Beat Box sotto il nome Jewish-Ukrainishe Freundenschaft (J.U.F), Hütz's side-project, Stinky Records) 2004 - East Infection (Rubric Records) 2005 - Gypsy Punks: Underdog World Strike (SideOneDummy Records, prodotto da Steve Albini)
Questo è il loro sito ufficiale

Sinéad on tv

In questi giorni Sinéad ha partecipato a qualche trasmissione tv in giro per il mondo, per la promozione di THEOLOGY. Quì i link dei video della partecipazione a una trasmissione francese e al Late show in USA.

E bè... Ovvio...

I giornalisti di www.411mania.com hanno selezionato le femme fatales che preferiscono dai film di ogni tempo. Madonna, nei panni di Breathless Mahoney (Dick Tracy) e Rebecca Carlson (Body Of Evidence) è tra le "donne degne di nota" secondo Bryan Kristopowitz:
- Breathless Mahoney (Madonna), in Dick Tracy (1990): Questa è una scelta scontata, semplicemente perchè Madonna incarna una ragazzaccia e se sei un uomo ed inizi ad uscire con lei le cose non si metteranno bene. In Dick Tracy interpreta Breathless Mahoney, la fiamma di Big Boy Caprice, sebbene sia intrigata anche da Tracy. Il flirt tra Tracy e Mahoney certamente rovina i piani di Tess Trueheart e conduce l'investigatore su una strada che lo porta verso tutte disavventure che gli capitano.
- Rebecca Carlson (Madonna), in Body of Evidence (1993): L'unica cosa che ricordo di questo film - e sono quasi sicuro che sia la stessa cosa che ricordano anche molti altri - è la scena di sesso tra Madonna e Frank Dulaney che giocano con la cera bollente. Dulaney desidera davvero la Carlson (sebbene sia il suo avvocato), ma guardatelo in quelle scene. Sembra davvero a disagio. Ma questo non lo ferma dal distruggere la sua vita, nonostante capisca che forse "non è una buona idea". Almeno per qualche minuto.

La destruction

Sans cesse à mes côtés s'agite le Démon;Il nage autour de moi comme un air impalpable;Je l'avale et le sens qui brûle mon poumonEt l'emplit d'un désir éternel et coupable. Parfois il prend, sachant mon grand amour de l'Art,La forme de la plus séduisante des femmes,Et, sous de spécieux prétextes de cafard,Accoutume ma lèvre à des philtres infâmes. Il me conduit ainsi, loin du regard de Dieu,Haletant et brisé de fatigue, au milieuDes plaines de l'Ennui, profondes et désertes, Et jette dans mes yeux pleins de confusionDes vêtements souillés, des blessures ouvertes,Et l'appareil sanglant de la Destruction!

La fontaine de sang

Il me semble parfois que mon sang coule à flots,Ainsi qu'une fontaine aux rhythmiques sanglots.Je l'entends bien qui coule avec un long murmure,Mais je me tâte en vain pour trouver la blessure. À travers la cité, comme dans un champ clos,Il s'en va, transformant les pavés en îlots,Désaltérant la soif de chaque créature,Et partout colorant en rouge la nature. J'ai demandé souvent à des vins captieuxD'endormir pour un jour la terreur qui me mine;Le vin rend l'oeil plus clair et l'oreille plus fine! J'ai cherché dans l'amour un sommeil oublieux;Mais l'amour n'est pour moi qu'un matelas d'aiguillesFait pour donner à boire à ces cruelles filles!

Au lecteur

La sottise, l'erreur, le péché, la lésine,Occupent nos esprits et travaillent nos corps,Et nous alimentons nos aimables remords,Comme les mendiants nourrissent leur vermine. Nos péchés sont têtus, nos repentirs sont lâches;Nous nous faisons payer grassement nos aveux,Et nous rentrons gaiement dans le chemin bourbeux,Croyant par de vils pleurs laver toutes nos taches. Sur l'oreiller du mal c'est Satan TrismégisteQui berce longuement notre esprit enchanté,Et le riche métal de notre volontéEst tout vaporisé par ce savant chimiste. C'est le Diable qui tient les fils qui nous remuent!Aux objets répugnants nous trouvons des appas;Chaque jour vers l'Enfer nous descendons d'un pas,Sans horreur, à travers des ténèbres qui puent. Ainsi qu'un débauché pauvre qui baise et mangeLe sein martyrisé d'une antique catin,Nous volons au passage un plaisir clandestinQue nous pressons bien fort comme une vieille orange. Serré, fourmillant, comme un million d'helminthes,Dans nos cerveaux ribote un peuple de Démons,Et, quand nous respirons, la Mort dans nos poumonsDescend, fleuve invisible, avec de sourdes plaintes. Si le viol, le poison, le poignard, l'incendie,N'ont pas encor brodé de leurs plaisants dessinsLe canevas banal de nos piteux destins,C'est que notre âme, hélas! n'est pas assez hardie. Mais parmi les chacals, les panthères, les lices,Les singes, les scorpions, les vautours, les serpents,Les monstres glapissants, hurlants, grognants, rampants,Dans la ménagerie infâme de nos vices, Il en est un plus laid, plus méchant, plus immonde!Quoiqu'il ne pousse ni grands gestes ni grands cris,Il ferait volontiers de la terre un débrisEt dans un bâillement avalerait le monde; C'est l'Ennui! - l'oeil chargé d'un pleur involontaire,Il rêve d'échafauds en fumant son houka.Tu le connais, lecteur, ce monstre délicat,Hypocrite lecteur, - mon semblable, - mon frère!

James regista.

Per venire a Taormina, ha letto Italo Calvino. James Franco, conosciuto dal grande pubblico soprattutto come il bel tormentato e insicuro Harry Osborn dei primi tre Spider-Man, spiazza chi può dar tutto per scontato, in conferenza stampa al Taormina FilmFest, rivelandosi un attore e regista colto e attento. Un artista che, negli ultimi tempi, ha avuto modo di "riprendere a leggere con più impegno", spaziando "dai Vangeli apocrifi a Milton, a Faulkner". Ed è proprio William Faulkner, uno degli scrittori cardine di Franco, ad ispirare uno delle sue prossime regie, un cortometraggio tratto da "Red Leaves", scritto nel 1930: "E' una storia di azione. Ho scelto il corto, per la trasposizione, perché è un buon metodo per abituarsi a gestire al meglio ritmo, personaggi e ambientazione".Classe 1978, del segno dell'ariete e un cognome che suona d'Italia, James Franco ha aperto "in contumacia" il Taormina FilmFest come protagionista di "Flyboys" ("Giovani Aquile"), diretto da Tony Bill. E, in carne, ossa, giubotto di pelle e mimica che mutua, reinterpretandole, quelle di James Dean (da lui interpretato nel 2001) e di Paul Newman, Franco "chiude" con il suo "Good time Max" (Usa, 2007) l'ultima giornata del Festival diretto con successo da Deborah Young."Il personaggio di Max - spiega - è basato, come gli altri del film, su persone vere, reali. E mi piace particolarmente perché appartiene a quel genere di uomini dalle grandi potenzialità sprecate. Max, infatti, è una persona leggera, che ama la vita ma che continua a mantenere lo stesso atteggiamento anche quando tutto sta andando in pezzi"."Good Time Max" è stato scritto a quattro mani con Merriwether Williams e co-prodotto con Vince Jolivette (presente anche lui in conferenza stampa). Max (James Franco) e Adam (Matt Bell) sono due fratelli di New York, dotati di una straordinaria intelligenza e destinati al successo. A scuola Adam ha una pagella costellata di dieci, Max di dieci e lode. Adam lavora sodo e diventa un medico. Max prende la vita con leggerezza e diventa uno spacciatore. Quando l’ultimo affare finisce male, a Max non resta altra scelta che prendere la via della fuga e nascondersi in California assieme al fratello maggiore e responsabile. Dopo avere promesso ad Adam che metterà la testa a posto, Max si fa strada sgomitando con arroganza all’interno di una compagnia informatica. Annoiato dalla routine lavorativa, Max diventa presto il ragazzaccio dell’ufficio e nascosto nei bagni della compagnia insieme ad alcuni colleghi fa uso di droghe. Nel frattempo anche Adam, il fratello buono, cede ad alcune cattive abitudini. La regia e i dialoghi arguti fanno sì che il film mantenga sempre un ritmo serrato. Franco regala la migliore interpretazione della sua carriera nei panni di un Max poco attraente, sfoggiando una certa dose di buffoneria che ricorda molto quella di Roberto Benigni. Ma ciò che colpisce più di ogni altra cosa in questo film è la sensazione di serietà che permea le malefatte dei suoi personaggi, lasciando allo spettatore un ritratto veritiero e stranamente commovente di un amore fraterno.