Musica, Coldplay offrono gratis il loro nuovo singolo

LONDRA (Reuters) - Sarà disponibile gratis su Internet il primo singolo del nuovo album dei Coldplay, secondo quanto ha annunciato oggi la stessa band britannica attraverso il suo sito web. I fans, si legge sul sito www.coldplay.com
, potranno scaricare gratuitamente per una settimana "Violet Hill", primo singolo dall'album "Viva la vida or death and all his friends", a partire da dalle 13:15 (ora italiana) di martedì. L'album uscirà in Gran Bretagna il 12 giugno e i Coldplay hanno anche annunciato due concerti gratuiti, uno al London's Brixton Academy il 16 giugno e l'altro al Madison Square Garden di New York il 23 dello stesso mese.

L'offerta di prodotti musicali gratuiti è una delle iniziative di marketing che più si stanno diffondendo negli ultimi tempi tra gli artisti, che in questo modo cercano di guadagnarsi il favore del pubblico e dei media. Lo scorso anno l'album di Prince "Planet Earth" è stato disponibile in omaggio con una rivista per una settimana, mentre i Radiohead hanno raggiunto la vetta delle classifiche statunitensi e britanniche dopo aver reso scaricabile da Internet il proprio album "In Rainbows" in cambio di un'offerta libera. La versione in vinile di "Violet Hill" uscirà in omaggio con il settimanale britannico New Musical Express a partire dal 7 maggio. Queste strategie di marketing non favoriscono tuttavia le case discografiche, che a fatica cercano di tenere il passo e che recentemente hanno registrato considerevoli perdite a causa dei cambiamenti dell'industria musicale.

yahoo.com

FERMATELA!!! (impossibile)

Fermatela, per favore, fermate Madonna in questa sua folle corsa a essere sempre up to date, sempre all’avanguardia, sempre ferocemente sulla cresta della prima onda, quella che sta davanti a tutto e ti bagna all’improvviso. Domani esce Hard candy, il suo undicesimo album fatto di dodici canzoni una più bella dell’altra, qualcuna memorabile come Give it 2 me, altre di routine come Miles away, tutte infagottate di suoni all’ultima tendenza, prodotte dai professoroni dell’hip hop che in questo momento fatturano più della Microsoft e sono più aggiornati di Google. D’accordo mettersi nelle mani del pacioccone Timbaland (firma tre brani), degli ultramodaioli The Neptunes (sette) è una garanzia e difatti ci saranno plotoni di ragazzini, specialmente negli States, che questo album se lo impareranno a memoria vivendolo, anzi ballandolo, sulla propria pelle perché i suoni sono quelli che fanno pulsare i club, le discoteche, le feste dei college anche quelli del Texas più conservatore. «Questo disco è un calcio nel culo che vi piacerà» ha detto lei che poi qui e là ha spiegato di essersi ispirata a Debbie Harry dei Blondie, a Marvin Gaye e persino a John Lennon per fare un disco «vario e sorprendente come un negozio di caramelle». Perciò tum tum. Così inizia Hard candy, con le percussioni più cattive del reame spalmate sulla canzone omonima, che è un modo per avvisare: occhio che stavolta vi sfianco, vi tolgo il fiato. Se poi dopo c’è l’imponente giro di tastiere di 4 Minutes (il primo singolo cantato con Justin Timberlake), una roba epica e incalzante, allora vuol dire che stavolta Madonna (vestita benissimo da Dolce & Gabbana) non balla più sulla pedana da discoteca come in Confession on a dancefloor, non è più la visionaria di American life ma si è cacciata alla periferia della metropoli dove adesso corrono i suoni hip hop, quelli che sono inzaccherati di rap volgare ma ormai sdoganato anche nei salottini del centro che piacciono tanto alla gente che piace. Ohibò, a furia di essere up to date, per lasciare la Warner Madonna pubblica il suo album meno sperimentale e, diciamolo, meno coraggioso. Per carità, il ritmo quasi ska di Give it 2 me sarà incontenibile dal vivo con quegli spruzzi di tastiera che riempiono i woofer e il prepotente giro di basso di Dance tonight ti rimane nella testa anche dopo che si è abbassato il volume. Ma non c’è quel guizzo, quella cosa che nessuno sa definire ma che Madonna immancabilmente ha sempre tirato fuori e stavolta s’è dimenticata di farlo: Miles away, ad esempio, per fortuna è al centro del disco e si perde tra gli anni Ottanta di Heartbeat e la torrenziale She’s not me, che sfonda la barriera dei sei minuti e affonda quella dell’attenzione. D’altronde, se lei dice (in un’intervista andata in onda anche su Italia Uno) che la parte più complicata della produzione «è stato far combaciare gli impegni di Timbaland, Justin Timberlake e Pharell Williams dei Neptunes» oppure che «la novità è che finora ero abituata a essere l’unica diva in studio ma questa volta ci siamo dovuti dividere gli spazi», ecco che lo sfrigolio selvaggio, il gusto della sfida che finora ha animato i suoi dischi si è perso per strada e rimane l’impareggiabile sfoggio manierista, la produzione stellare, il colpo di teatro che scatena l’applauso, magari riempie la pista ma non l’anima. Quella, ahimè, rimane assetata in attesa che Madonna, a cinquant’anni, rinasca un’altra volta con un’altra sorpresa.
Da un articolo di Paolo Giordano per "Il Giornale"
Oggi è il gran giorno, il MADONNA DAY per i fans italiani e molti altri nel mondo. Per celebrare la manciata di ore che ci separano dall'avere fisicamente nelle nostre mani e nei nostri player Hard Candy, vi riportiamo qualche interessante recensione dell'album da parte della stampa italiana. Si coglie ancora l'occasione per ricordare a tutti i fans che i mediastore Mondadori nelle grandi città italiane resteranno aperti oltre la mezzanotte per consentire ai più irriducibili di avere l'album sin dalle prime ore del 25 Aprile. Hard Candy galore a tutti !!! «Hard Candy» esce domani, giornata festiva per noi italiani. Le tribù ansiose di procurarsi l'undicesimo disco di Madonna dovranno dunque andare per megastores, o aspettare fino a sabato; però l'attesa varrà la sorpresa: perché l'ultimo album della Material Madam per la Wea, prima di entrare in produzione con Live Nation, è davvero un botta di gioventù, una irresistibile macchina da ritmo piena di idee contagiose che riempiranno in un amen le discoteche, le palestre e tutti quegli altri santuari modaioli del provvisorio dove l'artista domina nel tempo come regina incontrastata. «Sono stata fedele alla Warner per 25 anni, e voglio uscire alla grande come sono entrata», ha spiegato lei in una delle mille interviste di questi giorni promozionali. In effetti, l'album è come un lussureggiante viaggio in un parco divertimenti. Per la prima volta, affronta il mondo che va per la maggiore almeno negli Stati Uniti, quello dell'hip hop: ma con la sua personalità forte e forse feroce, Madonna è riuscita a utilizzare gli dei del settore invece che farsene fagocitare, a tutto vantaggio della propria causa. E' un disco tanto scatenato quanto sintetico, di umano c'è solo la vocetta di Maddy che non conosce vecchiaia: il resto, sono campionamenti, groove e tastiere e ritmi percorsi da una vitalità gioiosa: «E chi non vuole divertirsi?», ha confessato Madonna di essersi chiesta, prima di cominciare. Alla fine, quel che meno rappresenta il disco è la «4 minutes» usata come singolo, troppo pretenziosa, che finisce per smontarsi da sola. Secondo singolo, già si sa, sarà invece «Give it 2 Me», un autentico sabba con la sua apertura in ska, già candidata ad essere un tormentone estivo. Ma - se si accetta di stare nei confini di questo mondo che Madonna si è creata intorno e che porterà in giro vestita da wresting ancora alla sua venerabile età - quasi ognuno dei 12 titoli ha buone ragioni per farsi ballare. Si chiude invece in chill-out, come lei stessa ha spiegato, con due brani più morbidi, «Devil Wouldn't Recognize You» (dedicata a un finto candido che nemmeno il diavolo riconoscerebbe) e «Voices». Entrambe appartengono come ispirazione a uno dei due team che Madonna ha scritturato per il progetto del disco: Justin Timberlake e Timbaland, gli stessi di «4 minutes». «Hard Candy» è infatti quasi diviso fra il lavoro con Timbaland (5 pezzi) e quello, più trascinante e giocoso, con Pharrell Williams e il suo duo dei Neptunes formato con Chad Ugo. Williams è il mago dei suoni più trendy, artista lui stesso, uno che in un paio d'anni ha visto crescere le proprie quotazioni al punto che possiede a Miami una villa da 14 milioni di dollari. Con lui, siamo al divertimento puro, con i bassi micidiali che spaccano lo stomaco e invenzioni varie, dai tamburi africani di «Candy Shop» che apre il disco a «Spanish Lesson», una specie di Isla Bonita 2008, ma molto meno solare e molto più artificiale; con Pharrell, è arrivato in studio a rappare pure Kayne West, in «Beat Goes On», brano che ha come fonte di lontana ispirazione Marvin Gaye. Così, infilandosi nel pazzo mondo del rap, la Signora è riuscita a mettere insieme in un unico lavoro due che si odiano, come West e Timbaland. Divertente è il suo racconto sul metodo di lavoro usato: lei, precisa e metodica, sempre pronta con tutto il programma scritto, ha dovuto intanto aspettare i tempi liberi dei suoi occupatissimi compari; poi, una volta in studio, ha subito il fatto che essi non preparino né scrivano nulla, improvvisando invece tutto sul momento: «Ed erano ore e ore, finché non si erano incamerati completamente il pezzo». Il gioco, comunque, è valso la candela. Si può già essere sicuri che nei prossimi mesi si ballerà soprattutto Madonna, alla faccia di tutte le crisi che attraversano il mondo.
Da un articolo di Marinella Venegoni per "La Stampa"
madonnatribe.com

Maggio ’68, e Patty Pravo diventò diva del pop

È una che buca al primo passaggio, e fa tombola al primo giro. Autunno sott’acqua del ’66, novembre. La domenica sera, sul Nazionale, va in onda una Canzonissima stracca, che neanche si chiama così, giacché da quattr’anni basta quel nome, scandalosamente congiunto a Dario Fo e signora, a far impallidire i ligi dirigenti Rai. Ci vorrà il Sessantotto, per ripescare l’insegna festosa, e intanto c’è Scala reale, arbitro di gara l’ultrasessantenne Peppino/Pappagone, che malversa lo Stivale con «ecchequà» e che con la marea montante del giovanilismo non ci sta proprio. Né ci sta l’ancor coriaceo Reuccio dal «cuore zingaro», che vince su un Gianni Morandi alle stelle (i fischi verranno...) ugolando tenorile il suo addio a Granada. Da una Londra dondolante che è il già mitico altrove degli under 18, dove Antonioni gira Blow Up e ci infila gli Yardbirds, sciama la British invasion, antesignani i Beatles e gli Stones, e da Soho e da Chelsea arriva quell’eversivo Sixties fashion di cui Mary Quant è l’alta sacerdotessa. Da un’America ingolfata nel Tonchino, si levano le cantilenanti proteste di Bob Dylan e Joan Baez, e da off-Broadway sta per dilagare il sogno hippy di Hair, appeso in cielo alla palingenetica era dell’Acquario. Qui, contentarsi del beat zazzeruto all’italica, di riporto e di scimmiottatura (o delle covers, che suona meglio): si orecchia il nuovo sound anglosassone, si traduce e si banalizza (ma non sempre), basta schitarrare un testo scemotto (antagonismo generazional-pacifista) et voilà!, si diventa qualcuno, fortunatamente per poco. Lei no. Per il debutto, la puntata del 12, tutto è furbesco, da stampa istantanea nella memoria del teleutente impigrito dalla digestione. Lo smoking anticonvenzionale attribuito a un Yves Saint Laurent già maestro della couture. Una canzonetta ammiccante al disagio degli adolescenti, con la luna sì, ma in procinto, intruppati, di prendersi il mondo. Un nome breve, strano, facile facile, con un tocco di ambiguità promettente che le calza a pennello. Il resto, la bella biondina occhi verdi, ce l’ha di suo: una voce un po’ torbida che non piace alle mamme, ma in compenso induce ai cattivi pensieri anche tanti papà, un visetto da disinvolta mocciosa che aggiorna, archiviandola, un’altra bionda, inquietante, epocale silhouette, la Lolita/Sue Lyon – lecca-lecca e occhiali a cuore –, che rovina il senile arrapato James Mason. A Scala reale – evidentemente un cult del benpensantismo tricolore – finisce sotto tutti: rastrella comunque (secondo gli studiosi, s’intende) 7.186 cartoline, giusto a un’incollatura da Ricky Shayne, un rocker più che un mod – a dirla precisa –, e comunque un fighetto in bomber già noto, amatissimo dalle sgallettate, tipo giostraio levantino che non a caso va a manetta sulle piste all’autoscontro. Ma Ragazzo triste è un 45 col vento in coda: l’autore è Sonny Bono, quello che con l’esotica Cher sta facendo sfracelli, il riciclatore è Gianni Boncompagni, quello che detta la linea, con Renzo Arbore, dai microfoni di Bandiera gialla. E poi è un disco rosso delle Piper Series, un’etichetta magica, anche nella provincia addormentata dove non succede mai nulla: a Roma, in una certa via Tagliamento (la combinazione!), impazza un nuovo club (altro che night vecchieggiante!) dove si suona, si balla, si beatteggia all’inglese, dove l’Urbe che conta si raduna e fa moda. Super-trendy (ma il barbarismo è seriore). Lei, la Ragazza del Piper che soffia il titolo a Caterina Caselli/Casco d’Oro/Oddio..., gioca alla slot machine della vita e piove oro. Olé!La Patty Pravo che annota due ricorrenze di primavera: il 60º dalla nascita e il 40º dalla Bambola, la sua rumba identitaria incisa controvoglia, precedenti offerte alla stessa Caselli e a Gigliola Cinquetti, e persino ai Rokes e a Little Tony, l’hit universale da «trenta milioni di copie a oggi» esploso nel maggio del ’68, memorabile attacco di chitarra e memorabile lei, pupetta ventenne da schianto... Ecco questa Patty Pravo non sarà la grande artista che lei pensa di essere, non avrà la grande voce che lei pensa di avere (vai a Bla, bla, bla..., l’autobiografia rilasciata per Mondadori, in vista del tondo compleanno, a un parecchio compiacente Massimo Cotto), ma è senza dubbio, nell’Italia leggera di quattro decadi fa, un’apparizione altamente shocking. Un’immagine forte – in quell’Italia d’ancor pochi pensieri che canta e balla al giradischi melodia nazional-popolare, scherzetti balneari da boom, geghegè del tubo e zingarate beat –, destinata a non farsi travolgere dal Sessantotto azzeratore, dall’import aggressivo, dal cantautorato dissonante già in voga (ma neanche a Genova o a StraMilano le imbroccano tutte, e non tutti sono Fabrizio De André) che nel decennio seguente – dei diritti, delle lotte, del piombo – prenderà o la via individualista del pop banal-sublime alla Battisti & Mogol o la via collettiva dell’impegno politicamente orientato, a muso più o meno duro. Le va alla grande, finché le va, alla signorina (ma presto pluridivorziata signora) Nicoletta Strambelli da Venezia, giunta a Roma (naturalmente da Londra – dice lei..., ecché? da Mestre?) in cerca di Piper, sul calco on the road che lo spirito motorio del tempo impone ai più inquieti (o ai ferri più storti, dipende dai punti di vista), e comunque ai meno noiosamente secchioni. Certo sarà «una botta di culo» – come riferiscono gli esperti citandone – di lei, appunto – un’espressione ex post –, certo sarà (tanto per parlare un po’ meglio) il solito Zeitgeist, ma sicuro sicuro è che – sempre lei a dire – è «diversa dagli altri». Sennò, non riuscirebbe! Così diversa, la monella avventurosa, che da proto-cubista in quel di via Tagliamento (oh!, la fissa, in provincia, chiaro) scatta a divetta di “per-voi/noi-giovani”, con due canzoncine beat di quelle che (e mica cavolate!) «stanno per cambiare il mondo», e – in un lampo accecante – schizza a diva/divissima: non la superna Mina – si capisce –, e però, qui in casa, sul podio con le gran dame, metti la Milva, l’Ornella. Così diversa – tra tutte le mezzecalzette a spasso nello show-biz (ma allora non si dice così), anche racchie, magari – che la bellina diventa bella/bellissima, un incanto guardarla, che a tutti quelli che il ’68 lo vivono (da collettivisti o da battitori liberi: la differenza non mette qui conto), be’, a tutti quelli gli piace assaissimo: ai ragazzi, attizzati dalla Patty che esterna «la verginità è un inutile ingombro», alle ragazze, prese lì ad acchittarsi alla Patty, stivaloni, cinturoni, boccoloni, occhioni. (E magari a rompersi – gli uni e le altre –, sedere di pietra e senza web!, su Platone e sul suo incasinatissimo Crizia/ecchissenefrega!) Fortuna che – per entrambi i generi – c’è Paiper, il consolatorio cilindretto dell’Algida, «il gelato del mondo nuovo» (e ridài!), che la spavalda playgirl carosella radiosa. Un fenomeno. Wow!Rivoluzionaria, la Patty? Boh! Un modello per femministe incagnate? Figurarsi! Piuttosto una che la va «senza freni», «oggi qui, domani là» – i suoi versetti prima maniera forse meno mendaci –: da spericolata, insomma, da esibizionista di quel libero-comportamentismo che la nascente antropologia sessantottina scipperà alle élites consegnandolo gioiosamente alle masse, altresì risparmiando purtroppo, alle generazioni venture, esilaranti carteggi stampa del tipo Mina ragazza madre/padre Rotondi redentore. Vuoi che – come afferma con giudizio oggi – lei fa «la musicista, non i comizi» (ma trent’anni fa, al tempo del rapimento Moro, ci fu una Miss Italia anti-Dc, prudentemente espulsa dall’album, che Gianni Borgna descrive qual «sequenza sgangherata di insulti»)... Vuoi che, e forse soprattutto, lei se ne infischia, dentro com’è in una bolla rigonfia di delirio e di soldi... Fatto si è che, in quattro e quattr’otto, gira sui tacchi di 180 (gradi), e attacca una serie mélo, quando non maschilista o da donna-oggetto tout court, che con il codice contestatario ci sta tutta all’inverso. Voce meno grezza, timbro basso ingolato in audaci ascensioni (stecche eventuali ripulite su disco), infelicissimi amori di un’amante perdente, anche piagnoni à la française, e sì che la stessa grandissima Mina in registro recitante è lì lì, sul ciglio periglioso della pallosità. Artificio mimetico neppur tanto suasivo? Fa niente, successo stellare! Ed ecco la bambola ancor groupie style ma già milionaria (e però che groupie!, ragazzi, con quel mini bianco di raso, i riccioli solari, il visino pensoso: altro che Marianne Faithfull e Anita Pallenberg, e anche meglio di Pattie Boyd!), eccola che diventa una giovin chanteuse/charmeuse elegante, un’infilata di abiti che fanno scintille, i lunghi da neo-signora, le tutine da androgina sexy, le crocchie da principessa, le linci e le volpi da arricchita glamourous. E sì, uno spettacolo! Un’ostentazione divistica. Una giostra dell’apparenza. Canta, l’ex piperina che «i ragazzi se li fuma come sigarette», la fidanzata volubile che ci dà «un taglio netto», la moglie per poco e magari per gioco, quella che un giorno – a starla a sentire – arriva in Campidoglio così, tanto per fare, e si sposa impellicciata il suo antiquario romano (altri mariti/boy-friends del giro: batteristi, chitarristi, bassisti eccetera) soltanto perché ci sono lì, accorsi a rotta di collo, i soliti giornalisti sgomitanti/adoranti... Canta dunque, la Patty, di una donna che se perde lui che sarà mai di lei, che se c’è l’amore le spunta la lacrima, che per lui morirebbe, che a lui come-fosse-il-primo rinverginata si offre, che lui lo aspetta a casa (!) mentre parte battagliero per Tripoli non si sa a far cosa (la guerra a Gheddafi?), che a lui glaciale gli fa un baffo quando lei fervorosa ritorna, che lui la fa stare a sbaruffarsi all’inferno, e lei lì, a promettergli le delizie del paradiso, che lui le pianta la spada nel cuore, e lei lì, uno stuoino, pazza di gelosia a sognarlo, anche tra le braccia del cretino di turno. Canzoni da bella con l’anima. O no?Neppur tanto anti-borghese, poi, la Patty... In anni in cui, se borghese, lì intorno al ’68, incassi almeno qualche cachinno. Neppur tanto: a parte la fuga da Venezia, il ribellismo anti-matusa, la deregulation sessuale. E non solo, poco anti-borghese, per l’immagine da sontuosa jet-setter, ma anche perché, da un certo punto in avanti, prende forma un leggendario racconto delle origini dove vai tu a distinguere il vero dal falso. Un pedigree da figlia di «buona famiglia», con studi di danza e di pianoforte, con frequenza all’aulico Benedetto Marcello non si sa come conclusa. Una tradizione che la Patty sessantenne – singolarmente cresciuta in laguna dai nonni, con padre, madre, fratelli tutti lì, a Mestre – ora rifinisce e definisce ufficialmente consegnandola nero su bianco. E magari dimenticandosi che la formidabile rassegna stampa del suo sito Internet include un certo pezzo di un cronista puntuto spintosi, in quel tempo là dell’esordio, nella «casetta modesta» di Mestre, nelle «tre stanze» veneziane della nonna, sola a rimpiangere la nipote sparita con «quei saltimbanchi». (Naturale: non che l’una e le altre, la casetta e le tre stanze, non siano da «buona famiglia», anzi: magari lo sono più di ville e palazzi, solo che il concetto, in sé conformista, rimanda a un censo diverso.) Dunque – racconta –, infanzia con tate, vacanze al mare e ai monti, viaggi in Costa Azzurra a sentire Édith Piaf, e incontri di straordinario riguardo: il patriarca Roncalli, sempre lui!, futuro Giovanni Vigesimo Terzo, ma anche Cesco Baseggio e Toti Dal Monte, tutti ospiti abituali nel salotto «di nonna», e i compiti scolastici a Ca’ Venier dei Leoni, leggi da Peggy Guggenheim, e i gelati ogni giorno con il vegliardo Ezra Pound... La solfa. Uffa!Afferma: «Il Sessantotto praticamente l’ho scoperto tanti anni dopo», da happy few internazionale nomade di trionfo in trionfo. Conviene: «Erano anni assurdi, tutto quello che facevo finiva sui giornali». Già, una paranoia rotocalchistica. Un diluvio di strambate a mezzo intervista. Un abbaglio di lussi, una gragnola di gossip. Con un servilismo mediatico dell’iperbole (la semidea, la dea, la divina, l’ultima diva, l’aliena, l’algida, l’astrale...) che esonda (per inerzia mentale?) fin dentro il terzo millennio. La Patty che va oltre Atlantico (oh!), dove vogliono farne un’american star – dice lei che rifiuta, ovvio –, allo Space Center di Houston (oh!-oh!), dove stanno lì quasi al countdown per la Luna (oh!-oh!-oh!)... O la Patty che va in Francia, «ravissante italienne» (sempre propri, i cugini d’Oltralpe), addirittura vedette in tv del San Silvestro ’70 (oh!, Bravo Pravo!, recte: Bravò Pravò!)... O – capitoletto piuttosto curioso – la Patty «attrice nata», per anni sul punto di un debutto convenientemente clamoroso, che i fans della prim’ora stanno a tutt’oggi aspettando. La Patty che la vuole De Sica per l’enigmatica Micol Finzi-Contini (e fisicamente ci sta), la Patty che la vuole Cottafavi per la replicante Andromeda (e fisicamente ci ristà), la Patty che – aggiunge lei oggi, ma: o i soliti giornalisti presero buco o a bucare fu il radar del fan – la vogliono persino Antonioni per il balordo Jack Nicholson e Fellini per il cavalier Casanova (un concittadino, tra l’altro). Che non sappia recitare proprio – con quel suo magnetismo speciale, con quelle mani fatate tanto ben mosse, con la cometa fulgente e il sorriso smagliante, e la grazia, l’armonia, la fotogenia eccetera – il fan affatturato non ci crede neanche se lo vede: no, certo, il tal provino va «benissimo», ma è la Patty che è troppo giramondo, la Patty che è troppo pigra per levarsi nottetempo e andare sul set, la Patty che intende «recitare», e non stare lì, in tv con Cottafavi, a fare la statua siderale e silente, la cyber-girl uscita dal computer modello E.T. del bravo, rimpianto Luigi Vannucchi. Giusto: glielo dicono, a lei, anche Tino Carraro e Rina Morelli... Sì, buonanotte!Succede. A fine Settanta, la ruota della fortuna, fin lì girata come un ventilatore, rallenta, scarta, si pianta. Quella di Pensiero stupendo, in sottotraccia canzona (nessun refuso, ndr) un po’ mascalzona (altra classe E io tra di voi di Mina/Aznavour), penultimo motivo da hit parade prima della Patty Renaissance (un guizzo, meglio) nel nome di Vasco-Forever a Sanremo, vent’anni dopo..., ecco quella che canta il testo allusivo di Fossati, bella musica di Oscar Prudente, è una Pravo già sopra le righe, bad girl che scarroccia sul fetish, che piace ancora, sì, ma piacerà sempre meno: stralunata in viso, increstata in testa, sciroccata nelle movenze. Una Pravo che fa l’avanguardia, con tutte quelle cose là, il funky, l’heavy metal, la new wave, e le arie rarefatte e i motivi che non canta nessuno, che non segnano più le stagioni di noi altri gente comune. Una Pravo tipo “sesso, droga e rock and roll” che va in America, West Coast, a cogliere sonorità stravaganti, e intanto escono in Italia foto porno di cui i maschi parlano ancora, che torna e arrotola una lingua esoterica, osticissima al fan di modesta esperienza mondana, che canta solo canzoni d’autore (ma quante sòle!, anche dai più celebrati, tornassero Migliacci, Bardotti, Conte, Mogol anche senza Battisti...), che interpreta roco e bassino, poco scandito, magari svociato e stonato (e a noi che ci piacciono le impervie scalate d’antan!), che floppa sul palco dell’Ariston, anche mascherata da geisha secondo il genio di Gianni Versace. Peggio: che finisce a Rebibbia: per qualche canna (dice lei), per eroina (i soliti giornalisti). Una Patty tipo “notti, guai e libertà”, che spreca quel suo certo talento, che imbruttisce, capperi!, ma poi rimbellisce, che in Cina la adorano, però, che alla fine c’avrà anche qualche canzone stylé, ma che non ha più il magic touch. Vabbè. Non c’è storia!Càpita a tutti. Ai belli, ai ricchi, ai famosi (per non parlare degli altri). Càpita che la storia sia/sembri alle spalle. Pare così anche per la Patty, oggi che è... come dire?, «anagraficamente svantaggiata, o diversamente giovane», oggi che – a sentire chi sta sul mercato – ha un gradimento di nicchia e di genere (omo, e pure in su con l’età). Poi, però, c’è il misterioso popolo di YouTube – la mirabilis machina! –, che glossa inesausto e ti scombina i pensieri, che riscrive sulla rete, rinviandolo all’infinito – in un digital-esperanto in cui x equivale a per e kn a con –, il favoloso racconto ormai quasi stinto anche per quelli del Sessantotto. È l’estetica del frammento, su video vintage e no. «Che sventola!!!», «Mitica!!!», «Immensa!!!», «Assolutamente stupenda!», «Semplicemente fantastica!»... «Patty, you’are my life!», «Unique! Un talent fou, une beauté rare», «Muy grande y maravillosa»... Ma non manca l’internauta del dissenso, che almeno sul recente, arabeggiante omaggio a Dalida invoca, a ragione, «Pitié!»... A parte il bastian contrario radicale, naturalmente isolato, quello che attacca: «O bischeri!!!».
espresso.repubblica.it

Edizioni, Universal compra Big Life Music

Rilevando la società di edizioni indipendente Big Life Music, Universal Music Publishing aggiunge al suo già ricchissimo catalogo di canzoni e autori (Adele, Lily Allen, Bjork, Clash, Coldplay, Elvis Costello, Cure, Feist, Franz Ferdinand, Elton John/Bernie Taupin, Joy Division, Keane, Killers, Kate Nash, Sex Pistols, Smiths, Van Morrison, Paul Weller e molti altri) la rappresentanza mondiale del repertorio degli Snow Patrol (nella foto), inclusi gli hit single “Chasing cars”, “Run” e “You’re all I have” e tutte le loro prossime produzioni. L’accordo riguarda l'amministrazione dei copyright (diritti di riproduzione fonomeccanica e di pubblica diffusione, uso della musica in film e telefilm, spot pubblicitari e videogiochi ecc.) del gruppo scozzese, che con i due album finora pubblicati per la stessa Universal su etichetta Fiction/Polydor, “Final straw” e “Eyes open”, ha venduto oltre sette milioni di copie.Big Life è stata fondata nel 1987 da Jazz Summers e Tim Parry: la vendita a Universal riguarda solo la società editoriale e non l’etichetta discografica e l’agenzia di management che portano lo stesso nome. © Tutti i diritti riservati. Rockol.com S.r.l.

Allora? Amy, cosa vogliamo fare?!

L'unica salvezza per Amy Winehouse, la regina del soul-pop britannico, e' il ricovero in una clinica per disintossicarsi dalla droga. Lo ha affermato il padre della cantante, Mitch, 57 anni, in un'intervista in esclusiva al domenicale britannico 'News of the world'. "Credo che mia figlia debba essere internata. La situazione e' fuori controllo, deve essere tolta dalla strada", ha confessato il padre dell'interprete di "Back to Black", vincitrice, quest'anno, di cinque Grammy. Secondo l'uomo, per aiutare la figlia, 24 anni, "servano misure radicali. Occorre prendere il toro per le corna e affrontarlo". "Ho parlato al telefono con il manager a Los Angeles, e mi ha detto che si sta occupando della cosa. Ha gia' contattato medici e psicologi", ha rivelato Mitch. "Voglio che Amy venga portata in un luogo sicuro dove non le possa succedere nulla". E' parere di molti comunque che l'esistenza borderline dell'artista non si fermerà, finchè continuerà la sua storia con lo spostato marito Blake. Giovedi' scorso, la cantante, nota per i suoi eccessi di droga e alcol per i quali e' anche stata ricoverata ad agosto in una clinica di riabilitazione, (una "Rehab" che da' anche il titolo a uno dei suoi piu' famosi singoli, ndr), ha passato la notte in cella per aver aggredito due uomini nel quartiere di Camden anord di Londra.
rainews24.it

Animazione e musica: un eterno connubio

Nero China: Lucca Animation
di Federica di Spilimbergo
LUCCA - Siamo oramai abituati da tempo ad abbinare la musica a delle immagini e Lucca Animation ha proposto l'altra sera - così come il 26 pomeriggio alle 16 - al Cinema Centrale, una rassegna di videoclip che "disegnano", appunto, la storia di questa che è divenuta una vera e propria forma d'arte.
Nati negli Anni Settanta, i video musicali erano delle immagini – spesso di esibizioni live – che accompagnavano visivamente la musica. Di fatto ne facevano una sorta di “commento visivo”, senza la pretesa di creare qualcosa di artistico. Poi, negli Anni Ottanta, la svolta, grazie alla nascita di emittenti televisive dedicate, come l’americana Mtv e lo storico canale italiano Videomusic, i quali, proponendo 24 ore di rotazione di video musicali, portarono questi filmati ad essere non più solo funzionali alla musica, ma loro stessi diventare “protagonisti”. Sono stati molti gli artisti e i registi che si sono cimentati nei video: questo breve filmato, infatti, rappresenta una splendida occasione per sperimentare nuovi linguaggi visivi ad un costo accessibile e può garantire – sempre che il nome dell’artista ne sia all’altezza – una visibilità a tutto tondo. Ecco, quindi, uno dei motivi per cui i clips sono entrati a pieno titolo nel mondo dell’animazione, tanto da guadagnarsi un’intera serata all’interno di un festival come quello lucchese. Ed ecco perché questi piccoli filmati si prestano alla sperimentazione. Una sperimentazione che ha fatto scuola, come quella di Stephen L. Johnson che con “Sledgehammer” di Peter Gabriel ha veramente cambiato il modo di intendere i video. Alcuni numeri di questo piccolo capolavoro: è il video in assoluto più trasmesso da Mtv negli anni, nel 1987 ha vinto ben 9 Mtv Awards, record che ha mantenuto intatto fino al 2007, nonché è al numero 4 dei migliori video della storia del canale musicale americano e al secondo di VH1. Potrebbe già bastare per rendere questo video una parte importante della storia dei clips, ma, per realizzarlo, Peter Gabriel ha dovuto stare sotto una sorta di lastra di vetro per ben 16 ore di fila, cosa anche questa da ascrivere ai record. Oggi, “Sledgehammer” si vede – ovviamente – meno nelle rotazioni musicali, ma ogni volta che lo si guarda, si comprende come, di fatto, abbia fatto da “capostipite” a tanti clips che sono venuti dopo, come quello di L’Aura, “Non è una favola” – anch’esso compreso nella serata di Lucca Animation –, che, in qualche modo, rilegge la parte finale dell’opera di Johnson di 11 anni prima. Parte del leone nella serata l’ha – giustamente – fatta Bjork, presente con 4 diversi video. In ognuno, l’artista islandese propone una diversa forma di arte visuale: dal classico cartoon di ultima generazione, molto “Bratz” di “I miss you” (John Kiricfalusi), allo strano bosco di “Human Behaviour” del mitico Michel Gondry – “padre” di video assolutamente sensazionali come “Around the world” dei Daft Punk e di “The hardest button to button” dei White Stripes inserito nel programma della serata –, alla prorompente natura di “Earth intruders” (Michel Ocelot) fino all’amore cibernetico tra due robot di “All is full of love” di Chris Cunningham. Belli, senz’altro belli, propongono quattro diversi modi di intendere il video musicale, abbracciando un incredibile numero di tecniche, di effetti speciali. Impossibile, quindi, non concedere all’artista islandese lo scettro della “regina della serata”. Un video piacevolissimo e non conosciuto in Italia è “Flowers” di Emilie Simon: canzone delicatissima, cantata da una voce molto gradevole, proietta lo spettatore in un cimitero, dove una bambola di pezza canta, cercando la tomba del suo amore, mentre viene accompagnata da un lupo mannaro, un improbabile frankenstein e un dracula, tutti realizzati in pezza. Semplice e veramente degno di nota. Sempre “cimiteriale” è l’atmosfera proposta dai geniali Gorillaz – “la band che non esiste” –. Qua i Gorillaz mettono in piedi un concerto e suonano il loro primo pezzo “Clint Eastwood” e mentre Damon Albarn-2D dichiara “I’m happy”, i gorilla-zombie danzano come i ballerini dello storico video “Thriller” di Michael Jackson. La regia di questo video è di Jamie Hewelett e Pete Candeland che hanno dato un volto a questi musicisti, che vivono solo nel mondo virtuale, tanto da esibirsi all’Mtv Award dello scorso anno come proiezioni olografiche in 3d. Degno di un film horror è, invece, “Come to daddy” di Aphex Twin, per la regia di Chris Cunningam. Il volto distorto che appare alla vecchietta a passeggio con il cane in quella televisione gettata per la strada, è solo l’inizio di un incubo. Geniale, poi, il gruppo di bambine, vestite con tranquillizzanti abiti a quadrettini e calzettoni bianchi, che sembrano giocare: i loro volti deformati e tutti identici a quelli del demone della televisione (Aphex Twin, appunto) e il loro “gioco” affatto tranquillizzante, creano un’atmosfera degna degli horror orientali, per raggiungere l’apoteosi con il bozzolo del demone espulso dalla tv e la sua “rinascita”. Splendidamente inquietante. Divertente, colorato, dissacrante e feroce è “Shoot the dog” di George Michael per la regia di Tim Searle. I disegni sono assolutamente “simpsons-like” e vi vengono descritti un Bush che invece di parlare con il generale in merito alla guerra, se la fa spiegare dal calzino del generale che si presta a questa “relazione sui generis”, mentre il cane altri non è che Tony Blair, o meglio, il suo comportamento viene rappresentato come un cane. Per questo video, George Michael venne aspramente criticato in patria e Mtv-Uk parlò perfino di censurare il video. E che dire di “There, there” dei Radiohead per la regia di Chris Hopewell? Spettacolare tutto, ma varrebbe la pena vederlo anche solo per la trasformazione in albero di Thom Yorke. E’ da notare che nella serata vi sono solo due video italiani: il famosissimo “Per me è importante” dei TiroMancino per la regia di Direct 2 Brain, dove il disegno del cartello dei “lavori in corso” rincorre un disegno analogo e femminile, facendoci entrare in un mondo di questi “omini”, parallelo al nostro e raccontandoci una romanticissima storia di un amore contrastato. Niente di nuovo sotto il sole, come si diceva, per L’Aura e il suo “Non è una favola” di Maki Gherzi che utilizza espedienti già visti e assimilati, ma che, comunque, presenta un prodotto piacevole. In fondo, niente si inventa, ma si rilegge e, questa è una rilettura venuta bene. Nella serata vi sono anche altri video, ma è da sottolineare un fatto: non vi è nessuna didascalia. Non un nome di un artista. Non un nome di una canzone. Non un nome di regista. E questo è veramente un enorme limite per il pubblico, in quanto non permette di godersi appieno la visione di queste piccole opere d’arte. Un limite che auspichiamo che nelle prossime edizioni verrà superato, fornendo agli spettatori le informazioni necessarie per poter godere di quanto sta scorrendo di fronte ai loro occhi.
loschermo.it

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Madonna accende una luce sul Malawi

Per Madonna è bastata una telefonata a far scattare la molla della solidarietà verso il Malawi, dando un aiuto concreto, realizzando un documentario su questi orfani e decidere di adottarne uno. “I Am because We Are”, presentato ieri al Tribeca Film Festival di New York è scritto, prodotto e narrato da Madonna, esamina il dramma dei bambini orfani di AIDS in uno dei paesi più poveri del mondo. Madonna ha iniziato ad interessarsi del Malawi dopo la telefonata di una donna d’affari, nata e cresciuta in quel paese, conosciuta attraverso un amico comune. “Era commossa nel raccontarmi lo stato di emergenza in cui si trovava il suo paese, e io le chiesi cosa avrei potuto fare per aiutarli”. ”Mi rispose: ‘sei una persona piena di risorse,la gente presta attenzione a quello che fai o dici’ . Io le dissi di sentirmi in imbarazzo, non sapevo nemmeno dove fosse il Malawi. E lei prima di riagganciare mi consigliò di guardare meglio sulla cartina”. In seguito Madonna si è documentata ed il risultato dei suoi studi è il progetto Raising Malawi arricchito dal lungometraggio di 94 minuti diretto dal neo regista Nathan Rissman. "È stato durante le riprese, durante una delle visite in uno degli orfanotrofi, che ha trovato David," dice Rissman in un'intervista. David è il bimbo che Madonna e suo marito Guy Ritchie stanno adottando, ha vissuto con loro a Londra fin dall’inizio del processo di adozione 18 mesi fa. Il Governo del Malawi, che è stato criticato fortemente per aver offerto un trattamento speciale alla cantante, ha ricordato che è fissata un’udienza per l’approvazione dell’adozione il 15 Maggio. ”I Am Because We Are” mostra delle scene in cui una bambina di 9 anni sieropositiva, si prende cura di David nell'orfanotrofio Home of Hope in Malawi.
Sveglia gente
Nel documentario Madonna racconta che la mamma di David morì durante il parto, che tre dei suoi fratelli erano morti e che non c’era nessuna traccia del padre. Quando lei dopo 3 mesi è tornata nell’orfanotrofio scopri che il bambino aveva avuto la polmonite, la malaria e Dio solo sa cos’altro senza alcun trattamento medico per lui. ”Che cosa ero disposta a fare?”, si chiede nel film. “è stato difficile convincere le altre persone ad aprire il loro cuore e la loro mente, e io ho deciso di stare in prima linea. Quindi ho deciso di provare ad adottare lui. Il resto sono storie”. Ci sono delle controversie dietro gesto d’amore. Il Governo è stato accusato di aver aggirato delle leggi che vietano ai non residenti di adottare un bambino in Malawi. Il padre di David in seguito si è fatto avanti, dicendo che il bambino era stato dato solo in affidamento temporaneo all’orfanotrofio, ma nel frattempo ha dato l’approvazione per l’adozione. Rissman, che ha iniziato a lavorare con Madonna come assistente qualche anno fa, ha detto di aver fatto una decina di viaggi in Malawi nel corso degli ultimi due anni per rendere il documentario, che aveva iniziato da un’idea di Madonna, il più possibile vicino alla realtà, dando un'immagine specchio dei veri problemi del Malawi e su come si possa aiutare quelle persone. ”Se si arriva a delle persone dovete mostrare loro cosa devono fare” dice Rissman. “La nostra idea era di… mostrare loro la situazione disperata, ma anche mostrare loro la gioia e la direzione che, chi può fare qualcosa, deve seguire”.
Tra gli intervistati ci sono l’ex presidente Americano Bill Clinton, il premio Nobel per la pace Desmond Tutu, Paul Farmer della Harvard Medical School e Jefferey Sachs dell’Earth Institute e consulente speciale delle Nazioni Unite. ”Abbiamo deciso di fare questo film per ricordare alla gente come noi siamo interconnessi, per mostrare che si deve fare il possibile per cercare di aiutare qualcuno in Malawi, in India… nel mio cortile” ha detto Rissman.
Da un articolo scritto da Michelle Nichols, Reuters.
Foto: AP/Reuters via Yahoo! News.

Il cantante dei Muse tormentato da un fan anche in Italia

Il leader dei Muse, Matt Bellamy, sarebbe molto preoccupato a causa di un fan mitomane. Il musicista, che attualmente vive con la fidanzata italiana presso il Lago di Como, avrebbe ricevuto le visite del fan irlandese anche nella sua abitazione lombarda e questo lo avrebbe molto innervosito: "Continua a mandarmi borse con strane cose, come bottiglie piene di messaggi". "Ha migliaia di poesie che parlano tutte della fine della mondo", ha spiegato Bellamy in un'intervista. © Tutti i diritti riservati. Rockol.com S.r.l.

Julianne, 47 anni di sensualità

Capelli rosso fuoco tirati all'indietro, camicia blu che lascia intravedere il seno, collana sgargiante e mutandina leopardata, abbinata alla cintura. Ecco la 47enne Julianne Moore sulla copertina del mensile Vogue Paris fotografata dal celebre Mario Testino. Vedremo l'attrice sugli schermi italiani dopo l'estate (e forse sbarcherà al Festival di Venezia) con il thriller "Blindness" di Fernando Meirelles con Mark Ruffalo e Gael García Bernal. Julianne ha voluto così, con gli scatti di una delle riviste di moda più famose, dimostrare ad Hollywood che nonostante la sua età ha ancora moltissimo da dare. E in effetti le over 40enni della Mecca del cinema danno del filo da torcere alla aspiranti star come Kristen Bell, basti pensare a Demi Moore, Michelle Pfeiffer o Sharon Stone.
Il lavoro alla sensuale Julianne non manca di certo. La diva è impegnata su più set. Ha appena terminato di lavorare al thriller "Blindness" che sbarcherà nelle sale italiane la prossima stagione cinematografica. C'è grande attesa anche per "The Private Lives of Pippa Lee" di Rebecca Miller, in cui Keanu Reeves sarà circondato da stupende donne. Oltre alla Moore, Robin Wright Penn, Winona Ryder, Monica Bellucci e Maria Bello. Infine il western "Boone's Lick" di Barry Levinson con Tom Hanks. Non c'è che dire Julianne sta attraversando una nuova 'primavera' artistica ed è sempre più bella...
(Le foto sono tratte da Vogue Paris)
tgcom

Verhoeven, film che farà discutere su Gesù

Si preannuncia foriero di polemiche il nuovo film del regista olandese Paul Verhoeven, noto per pellicole come "Basic Istinct" e "Showgirls". Il cineasta sta preparando infatti un lavoro sulle origini di Gesù e scrive un libro in cui afferma che il Nazareno era ''probabilmente'' figlio di un soldato romano, che violento' Maria durante l'occupazione romana della Galilea. Il libro uscirà in Olanda in settembre. Per Verhoeven lo scandalo va di pari passo con il suo lavoro da regista. Gli ingredienti dei suoi film sono sempre stati violenza estrema, sesso estremo, passioni estreme: così se in "Robocop" non aveva risparmiato alcun dettaglio sul massacro del povero agente Murphy, è passata alla storia la scena dell'accavallamento di gambe senza slip di Sharon Stone in "Basic Instinct". Ma anche una volta passato a temi più "impegnati", come con il suo ultimo "Black Book", il regista ha sollevato un vespaio venendo accusato di filo-nazismo. Ora punta tutto sulla religione e lo fa a suo modo. Nel libro che sta preparando, Verhoeven sostiene anche che Gesù non è stato tradito da Giuda, come scritto nel nuovo testamento. L'obiettivo di Verhoeven, che si dichiara cattolico e si interessa a Gesu' da circa 20 anni, è di suscitare l'interesse dei produttori per poter fare un film sulla vita di Cristo basato, a suo dire, su prove scientifiche. Dalle prime reazioni però la strada per lui appare a dir poco tortuosa. Intervistato dalla FoxNews, il presidente della Catholique League americana Bill Donohue ha definito la tesi del regista ''ridicola'', suggerendogli ''di tornare a occuparsi delle gambe di Sharon Stone''.
tgcom

HARD CANDY ,Madonna - Recensione

Eccolo, l'atteso ultimo album di Madonna per la Warner. Un disco che segna la fine di un'era, e l'inizio di una nuova: ad "Hard candy" seguirà (abbastanza a breve, si dice in giro) una raccolta, poi Madonna si trasferirà armi e bagagli alla Live Nation, dando l'ennesimo segnale di fine della discografia tradizionale: inciderà per un promoter – IL promoter più potente del mondo – che le ha garantito un chiacchierato contratto "totale", che copre ogni aspetto della sua attività artistica e non.Ogni disco di Madonna genera curiosità, e le ultime vicende professionali dell'artista non hanno fatto altro che aumentare il tasso di attesa, già alle stelle. Cosa si sarà inventata questa volta? Un disco d'addio alla sua casa storica? Un disco "normale"? Qualche anticipazione circola in rete da tempo. Ma ascoltando "Hard candy" la prima considerazione da fare è che si tratta sostanzialmente di un disco volutamente e piacevolmente conservatore."Hard candy" è, come largamente anticipato, un disco dance ma contemporaneo, senza i riferimenti retrò di "Confessions on the dancefloor". Insomma, un disco "normale", per quanto può esserlo un album di Madonna: non è un caso che a fare la parte del leone qua dentro siano i due marchi di fabbrica più in voga del pop contemporaneo: i Neptunes di Pharrell Wiliams (co-autore e produttore di 7 brani) e la coppia d'oro, Timbaland e Justin Timberlake, al lavoro su 5 canzoni. Solitamente Madonna va a pescare produttori e DJ d'avanguardia, della scena underground, lanciandoli. In questo caso invece ha voluto forse accontentare il grande pubblico USA e i teenaegers, coinvolgendo sempre i migliori, ma scegliendo gente già largamente affermata.In "Hard candy" si alternano brani di hard-pop un po' schizofrenico secondo la filosofia di Timberlake/Timbaland a dance più tradizionale alla "Beat goes on" o "Give it to me" (anche in modo tosto nell'uso dei sintetizzatori) a pop più lineare come la ballata "Devil wouldn't recognize you". In tutti casi del primo filone Madonna è comunque un passo avanti rispetto a Timberlake, soprattutto nel singolo "4 minutes" o in "Dance2tonight" (esperienza,carisma e stile non sono acqua): Rolling Stone, lasciandosi suggestionare dalla copertina del disco e dalle prime parole di "Voices" ("Who is the master, who is the slave?") ha addirittura ipotizzato una chiave di lettura sado-maso del disco: da dominatrice, ossessionata del controllo su musica produzione e quant'altro, Madonna in questo disco si diverte però anche a farsi dominare.Sarà. Sta di fatto che "Hard candy" è un passo avanti e un passo indietro, contemporaneamente: un passo avanti perché Madonna è INESAURIBILE e straordinariamente eclettica, le piace stupire, nessuno come lei sa fare musica pop, e "Hard candy" ne è l'ennesima conferma. Un passo indietro perché effettivamente, "Hard candy" è l'ottimo disco di un'artista che non sbaglia mai un colpo, ma lascia un po' di amaro in bocca: è tutto sommato abbastanza prevedibile: è esattamente quello che ti aspetti, se conosci le tendenze sonore di Timbaland/Timberlake e di Pharrell Williams. "Hard candy" manca di quei grandi colpi di genio che ti aspetti da Madonna, come quando reinventa la musica dei decenni precedenti (ciò che ha fatto meravigliosamente in "Confessions on the dancefloor"). Questa volta Madonna si confronta col presente, presente non imposto da lei. Certo è però che lo fa alla sua maniera, la maniera della regina del pop.
Alberto Coultier

Il film di Garrel acquistato da Vania Traxler

La Archibald Enterprise Film distribuirà in Italia il film di Philippe Garrel La frontiera dell'alba in concorso a Cannes.Il film uscirà nella prossima stagione con la società di Vania Protti Traxler che ha in listino film di qualità come Caramel, Il falsario, Lake Tahoe e Cargo 200. La frontiera dell'alba, interpretato da Louis Garrel e Laura Smet, racconta la storia di Carole, una celebrità trascurata dal marito, che s'innamora di un giovane fotografo. Di ritorno da un viaggio d'affari il marito li scopre e gli amanti mettono fine al loro rapporto. Ma Carole lentamente cade in depressione e si suicida. Un anno dopo, poche ore prima del suo matrimonio, il fotografo ha una visione...
cinecittànews

CANNES: SFIDA TRA ESTWOOD E WENDERS, 2 GLI ITALIANI- PUNTO

Parigi, 23 apr. (Apcom) - Venti i film in gara, due quelli italiani, tre i francesi e due grandi registi, uno americano e uno tedesco, che con ogni probabilità si contenderanno la Palma d'Oro del 61esimo Festival di Cannes: Clint Eastwood con "Changeling" e Wim Wenders con "Palermo Shooting". I film in gara sulla Croisette dal 14 al 21 maggio provengono da Belgio, Turchia, Francia, Argentina, Brasile, Stati Uniti e Italia. Il presidente della giuria sarà l'attore-regista americano Sean Penn. Le candidature sono state annunciate oggi con una conferenza stampa a Parigi dal delegato generale del Festival, Thierry Frémaux, e dal presidente della manifestazione, Gilles Jacob. Inferiore, rispetto agli anni precedenti, la presenza di registi famosi. L'Italia sarà rappresentata da "Gomorra" di Matteo Garrone, ispirato all'omonimo best seller di Roberto Saviano, e da "Il divo" di Paolo Sorrentino con Toni Servillo nei panni del senatore a vita Giulio Andreotti. Per Sorrentino si tratta della terza esperienza sulla Croisette. Fuori competizione invece, nella sezione 'Seance speciale', il film di Marco Tullio Giordana "Sangue pazzo", dedicato alla parabola artistica e umana dei due divi del cinema fascista Luisa Ferida e Osvaldo Valenti, interpretati da Monica Bellucci e Luca Zingaretti. Giordana aveva già trionfato a Cannes con "La meglio gioventù", film nato come miniserie tv che vinse nel 2003 la sezione 'Un certain regard'. Dopo un'edizione 2007 molto 'americana', quest'anno saranno solo due i registi statunitensi in gara: Clint Eastwood con "The Changeling", un thriller con Angelina Jolie nei panni della madre di un bambino rapito, e Steven Soderbergh, Palma d'Oro nel 1989 con "Sesso, bugie e videotape", che presenterà "Che", film di quattro ore sulla vita del guerrigliero Ernesto "Che" Guevara, interpretato da Benicio Del Toro. I film francesi in lizza sono tre: "Un conte de Noel" di Arnaud Desplechin (con Anne Consigny e Catherine Deneuve) e "La frontière de l'aube" di Philippe Garrel (con Laura Smet e Louis Garrel). Il nome del terzo film francese selezionato sarà reso noto prossimamente insieme ai titoli dei film che apriranno e chiuderanno il Festival, ha detto Thierry Frémaux, delegato generale del Festival. Sono 21 anni che la Francia non vince la Palma d'Oro, e per la precisione dal 1987 quando si aggiudicò il premio "Sotto il sole di Satana" di Maurice Pialat. Tra le pellicole fuori concorso "Vicky Cristina Barcelona" di Woody Allen, "Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo" di Steven Spielberg (con Harrisson Ford, Cate Blanchett e Shia LeBoeuf), "Maradona" di Emir Kusturica, documentario sulla star argentina del calcio, e "Kung Fu Panda" di Mark Osborne e John Stevenson, nuovo film d'animazione degli studios DreamWorks. Come al solito, anche quest'anno, a Cannes si incontraranno registi famosi ed nuovi talenti. Tra i 'big' ci sono il canadese Atom Egoyan, con il film "Adoration", i fratelli belga Jean-Pierre e Luc Dardenne, Palma d'Oro nel 1999 e nel 2005, che concorrono con "Le silence de Lorna", e Wim Wenders, premiato a Cannes nel 1984, che ci riprova con "The Palermo shooting", film con Giovanna Mezzogiorno, Dennis Hopper e Campino, cantante del gruppo rock Die Toten Hosen, dedicato al capoluogo siciliano. Tra le nuove leve, l'israeliano Ari Folman con il documentario d'animazione "Waltz with Bashir", un'immersione a Beirut-ovest durante il massacro di Sabra e Chatila nel 1982, e due giovani argentini, Lucrecia Martel ("La femme sans tête") et Pablo Trapero ("Leonera"), scoperti a Cannes nelle edizioni passate.

Una lettera da Madonna

Cari Amici,
Sono felice di darvi questa notizia che riguarda il progetto d'amore a cui ho lavorato negli ultimi due anni.
Siamo stati invitati a partecipare al Tribeca Film Festival e "I AM BECAUSE WE ARE" debutterà il 24 Aprile.
Sono entusiasta di far parte di questo festival e di condividere con voi l'incredibile emozione che questo viaggio mi ha dato.
Visitate il sito del Tribeca Film Festival per conoscere date, ore e bigietti.
Come cresce la consapevolezza intorno a questo film, vi terremo aggiornati con tutte le emozionanti notizie...
"I AM BECAUSE WE ARE" is a reminder that we are not defined without each other.
Love, Madonna

Alba: teatro, esplosione di energia e danza al cioccolato

Al sociale 'G. Busca' di Alba la serata di mercoledì 7 maggio sarà condita dalla danza 'Il cioccolato' con la compagnia EgriBiancoDanza diretta dalla famosa Susanna Egri. Appuntamento alle 21 nella sala M. Torta Morolin (sala storica). Il menù per i buongustai delle danza è il seguente: faraona al cacao e torta al cioccolato, e poi ancora cioccolata in tazza e alla fine gianduiotti a volontà! Una proposta ‘fuori abbonamento’ che il teatro sociale 'G. Busca' di Alba dedica al pubblico amante del balletto. Protagonista, come coreografo e ballerino, è Raphael Bianco discepolo di Susanna Egri e coreografo residente della compagnia. La serata si compone di due parti. La prima si intitola 'Amore amaro' in cui la sinuosità dei corpi in movimento descriverà tre mini storie sugli amori contrastati: Meditazione (musica di G. B. Viotti); Clair de lune (musica di C. Debussy); You and I (musica di Jeff Buckley). La seconda parte, 'Il cioccolato', è la celebrazione attraverso la danza del prestigioso prodotto piemontese: il balletto, che si avvarrà degli elementi scenici ideati da Emanuele Luzzati, sarà accompagnato dalle musiche di Gioachino Rossini, uno dei più grandi compositori italiani di tutti i tempi e grande estimatore del piacere del cibo. Nella sua creazione il coreografo Raphael Bianco intende esaltare tre aspetti del cioccolato: sensualità, fastosità, divertimento che scaturiranno dalla bravura di una attrice e di otto danzatori che in scena vestiranno i panni della faraona al cacao, pernici al nero, torta gianduia, cinghiale in dolce-forte, gianduiotti. Non quindi una semplice storia del dolce più famoso al mondo, ma una spregiudicata serie di microstorie che avranno come elemento centrale il cibo degli dei. I biglietti sono già in vendita presso il botteghino del teatro di Alba in piazza V. Veneto, aperto dal martedì al sabato, dalle 17.30 alle 19.30 (tel. 0173 35189). I biglietti sono a posto unico con assegnazione della poltrona. Prezzi: 15 euro gli interi e 12 euro i ridotti (hanno diritto al prezzo ridotto le persone con età inferiore ai 26 anni, superiore ai 65 anni e agli iscritti alle scuole di danza). Informazioni: Teatro Sociale 'G. Busca' di Alba - Piazza Vittorio Veneto 3 - Alba. Tel. 0173 35189 - fax 0173 363326 -

Strano ma vero: Madonna partecipa a un festival

Madonna, come i Rolling Stones, non è esattamente un'artista alla quale piaccia partecipare ai festival. E invece, strano ma vero, stavolta ha detto "sì". La cantante, che questa settimana ha conquistato il vertice della classifica britannica -ed è la tredicesima volta nella sua carriera- con il singolo "4 minutes", ha confermato che apparirà al One Big Weekend di Radio1 della BBC. La kermesse si terrà al Mote Park di Maidstone dal 10 all'11 maggio. Una cinquantina, tra gruppi e solisti, i nomi che parteciperanno. Madonna sarà in compagnia di, tra gli altri, Fratellis, Enemy, Duffy, Pigeon Detectives e Goldfrapp.
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Lo tsunami Hard Candy di Madonna parte da Firenze ed arriva al party ufficiale a Roma

In uscita il 25 Aprile e' il suo undicesimo album e si preannuncia come il seguito del precedente Confessions on a Dance Floor: il RicordiMediaStores fiorentino aprira' a mezzanotte e Venerdì 2 Maggio un party esclusivo a Roma di cui siamo partner.24/25 Arile 2008 a partire dalle ore 22:30, RicordiMediaStores in Via Brunelleschi 8r a FirenzeMADONNA - MIDNIGHT OPENING Si intitola Hard Candy il nuovo disco di Madonna in uscita il 25 Aprile. E’ il suo undicesimo album e si preannuncia come il seguito del precedente Confessions on a Dance Floor, una nuova puntata del viaggio di Lady Ciccone nei territori del r’n’b della dance e del pop. Un evento simile meritava un’apertura di mezzanotte. E così sarà: il RicordiMediaStores fiorentino di via Brunelleschi aprirà nella mezzanotte tra il 24 e il 25 aprile per consentire agli innumerevoli fans di Madonna di mettere prima possibile le mani, e soprattutto le orecchie, su Hard Candy. Per informazioni: 055 214104......Ma questo e' solo l'antipasto....MadonnaTribe in collaborazione con Warner Music Italy presenta Hard Candy Official Release Party Venerdì 2 Maggio 2008 - Circolo degli Artisti, Via Casilina Vecchia 42 Roma Entrata dalle ore 23.00Per celebrare questa nuova uscita, Madonna Tribe in collaborazione con Warner Music Italy e MusicalNews.Com, vi aspetta Venerdì 2 Maggio al Circolo Degli Artisti di Roma per "A Celebration In Rome 2008: Hard Candy Official Release Party". Questa nuova edizione dell'unica serata con la formula originale "All Madonna Music - All Night Long" sarà un'occazione per festeggiare i 25 anni di carriera dell'indiscussa Regina del Pop con musica, video e molte sorprese in uno Special Event in collaborazione con Omogenic e con il supporto di La Tribu' che Danza.Italian fans from Milan and Rome will have the chance to purchase their copies of the new Madonna album on the night of May 24 as the Mondadori Multicenter - former Messaggerie Musicali - stores in Corso Vittorio Emanuele (Milan) and Via del Corso (Rome) will celebrate the release of "Hard Candy" with a special event the night before Friday, May 25.The album will be sold right after midnight at the special price of 18.90 euro and in the Rome store cover group Into The Groove Band will perform live from 10.30 PM to welcome customers and party... waiting for something sticky and sweet.
musicalnews

Madonna, tredicesimo singolo al numero 1 in Gran Bretagna

Il nuovo singolo di Madonna, “4 minutes”, va al numero uno nella classifica britannica: è il suo tredicesimo ad ottenere la prima posizione e arriva a 23 anni di distanza dalla prima volta in cui capeggiò la chart del Regno Unito. “4 minutes” proviene dal numero 4 e spedisce “American boy” di Estelle, che era prima, sulla piazza d’onore. Madge, secondo la Official UK Charts Company, è l’artista donna ad aver ottenuto più numeri uno in Gran Bretagna; la segue, a quota sette, Kylie Minogue. In una Top 10 senza esordi, la terza tacca se la prende Sam Sparro con “Black & gold” mentre la quarta è appannaggio di “Low” di Flo Rida e la quinta di “Cry for you” della svedese September, vero nome Petra Marklund. La più forte entrata tra i primi dieci è costituita da “The age of understatement”, al 9 proveniente dal 24; il singolo è firmato Last Shadow Puppets, la creatura di Alex Turner degli Arctic Monkeys con Miles Kane dei Rascals.Per quanto riguarda gli album, “Konk” dei Kooks esplode direttamente al numero uno facendo arretrare “Rockferry” di Duffy, che si era ripresa il titolo per la quarta volta la settimana precedente, al numero quattro. “Spirit” di Leona Lewis risale dal 5 al 2 mentre debutta sulla terza tacca “E=MC2” di Mariah Carey. I londinesi Scouting For Girls, fondati nel 2005, si rialzano dall’8 al 5. Nella seconda metà della Top 10 c’è una sola new entry: è, al numero 6, l’omonimo degli Elliot Minor, gruppo rock di York. Il risultato è piuttosto inaspettato in quanto tutti i ben quattro singoli apripista non erano riusciti ad entrare in Top 15. © Tutti i diritti riservati. Rockol.com

Tu sai ke non sono bravo

Ti ho incontrato al piano inferiore del bar e ferito, ti sei alzato le maniche della t-shirt e hai detto "cos'hai fatto con lei oggi?" e mi hai fiutato come se fossi del Tanqueray perchè sei il mio ragazzo, il mio partner, dammi la tua stella e vola da quando sarò fuori la porta piangi come se fossi Roger Moore ho tradito me stesso come sapevo avrei fatto ti ho detto che avevo dei problemi sai che non sono bravo al piano di sopra a letto con una delle tante lui è arrivato a quel punto ma io non riesco a provare piacere perchè penso a te nell'agonia finale, questo accade quando il segnale acustico mi si attiva corro fuori per incontrarti, patate e pane azzimo dici "quando andremo via soli,io e te" perchè non sei amareggiato "lei non ci starà più tra i piedi" ho pianto per te sul pavimento della cucina ho tradito me stesso come sapevo avrei fatto ti ho detto che avevo dei problemi sai che non sono bravo dolce incontro, Irlanda e Francia, siamo di nuovo com'eravamo sono nella vasca, tu sei sulla sedia ti lecchi le labbra mentre io metto a bagno i miei piedi poi tu noti che il tappetino brucia il mio intestino cede e mi si rivolta lo stomaco tu scrolli le spalle ed il peggio è che hai impugnato il coltello per primo ho tradito me stesso come sapevo avrei fatto ti ho detto che avevo dei problemi sai che non sono bravo ho tradito me stesso come sapevo avrei fatto ti ho detto che avevo dei problemi sai che non sono bravo
(Amy Winehouse, adatt. Lupin4th)

Speciale Su Madonna Domani a "Talent 1", su Italia1

Roma, 21 apr. - (Adnkronos) - In occasione dell'uscita mondiale del suo nuovo album, "Hard Candy", "Talent1" dedichera' a Madonna la puntata di domani, in onda alle 23.50 su Italia1. Star indiscussa e fenomeno musicale, Louise Veronica Ciccone in arte Madonna, sara' la protagonista assoluta della trasmissione, che nel corso della puntata proporra' anche un'intervista alla cantante. Nell'intervista Madonna parlera' dell'album in uscita e delle collaborazioni contenute nel lavoro, spieghera' perche' e come ha coinvolto nel suo nuovo progetto discografico partner musicali come Timbeland, Justin Timberlake, Pharrell Williams ed altri. Il programma dara' poi grande risalto a testimonianze e aneddoti che riguardano l'artista, e sara' 'protagonista' della puntata anche il suo nuovo video:"4 Minutes". Come ogni settimana sara' stilata una 'compilation' dei video piu' significativi di ogni tipologia di talento, e per l'occasione, la chart sara' costituita dalle immagini piu' significative della storia della cantante, saranno presentate in una serie di medley le sue performance coreografiche, le interpretazioni cinematografiche, i look piu' straordinari e le immagini 'scandalose' e provocatorie che l'hanno messa spesso al centro dell'attenzione mediatica.

Voom portraits: metti Brad Pitt e Winona in metrò

Di Antonella Matarrese
Bisogna avere pazienza, un’altissima concentrazione e una certa dose di istrionico narcisismo. Mettersi in posa davanti all’obiettivo del regista teatrale Bob Wilson non è facile: il personaggio è esigente e spesso un po’ burbero. Ma essere ripresi è un onore, anzi un “dovere culturale” per i divi hollywoodiani e per i protagonisti dello spettacolo coinvolti nell’operazione Voom portraits.Nessuno, neppure l’impegnatissimo Brad Pitt, ha declinato l’invito. Così Voom portraits vanta, attualmente, un’antologia di 65 videoritratti ad alto tasso di fama.Tutto comincia a metà anni Settanta, quando Wilson, già ritenuto «una pietra miliare del teatro sperimentale mondiale» (la definizione è del New York Times), si cimenta con il liguaggio dei video: nascono 100 episodi, ovvero miniracconti che partono dalla staticità della natura per arrivare al movimento degli animali. Nel 1981 Wilson incontra Akio Morita, il cofondatore della Sony, e insieme studiano la possibilità di sviluppare il concetto classico del ritratto per proporlo in movimento e soprattutto in verticale e in scala 1:1, ovvero quasi a dimensione umana. Successivamente, con lo sviluppo delle tecnologie, Bob Wilson affida la realizzazione del suo progetto alla Voom Hd networks, società americana pioniera nell’alta definizione dell’immagine che poi ha siglato l’intero lavoro del maestro.Il primo videoritratto è dedicato all’attore e regista Patrice Chereau (il regista di Tristano e Isotta, lo spettacolo inaugurale della stagione in corso alla Scala) e ora fa parte della collezione privata della stilista francese Agnes B.La produzione è come quella cinematografica, avviene in uno studio, i tecnici delle luci sono sotto stretto controllo di Wilson, ci sono costumisti, truccatori e naturalmente una colonna sonora da Oscar, affidata a maestri del calibro di Michael Galasso o di Henri Rene.“A volte, quando stiamo immobili, siamo ancora più coscienti del movimento di quando facciamo tanti gesti esteriori. Questi ritratti esplorano piuttosto il movimento interiore. È un modo per ascoltare il dentro”: così filosofeggia Bob Wilson. Che in questo lavoro complesso raccoglie ispirazioni formali dalla pittura e dal teatro, le fonde con l’iconografia televisiva, con la grammatica della danza e del cinema, e le arricchisce di riferimenti e citazioni letterarie, bibliche e artistiche.Come Johnny Depp che interpreta Marcel Duchamp nelle vesti di Rrose Sélavy nella celebre foto di Man Ray del 1921. Oppure come Winona Ryder nei panni di Winnie, la donna qualunque che affonda in una montagna di oggetti in Giorni felici di Samuel Beckett.Voom portraits arriverà in Italia a fine giugno e sarà ospitato a Palazzo Leti Sansi di Spoleto in occasione della prossima edizione del Festival dei due mondi.
panorama.it

I grandi costumisti italiani vestono Hollywood

Ci sono film straordinari che rimangono impressi nell’immaginario comune, capolavori concertati da grandi registi, recitati da attori unici che non sarebbero stati gli stessi senza i costumi adatti al loro ruolo. Sono tanti i tasselli necessari a realizzare un film esteticamente perfetto: la scenografia, la musica, la fotografia rendono una pellicola ricca e profonda e la cura del dettaglio negli abiti arricchisce la fruibilità di un lavoro. La magia creata dai costumisti italiani contribuisce enormemente all’esisto finale dei film. Ve ne vogliamo raccontare qualche esempio anche attraverso i nomi più importanti in questo campo a livello mondiale e con le foto dei set. Cominciamo con Milena Canonero, originaria di Torino, ha studiato a Genova e poi si è trasferita a Londra dove ha lavorato come pubblicitaria. Il passaggio alla cura dei costumi per le produzioni cinematografiche arriva con il maestro Stanley Kubrick, per “Arancia Meccanica” e “Barry Lyndon” (per cui vince un Oscar). In seguito si trasferisce a Los Angeles e diventa la punta di diamante dei designer che si dedicano alla settima arte. E’ una collaboratrice indispensabile per la narrazione visiva dei più importanti cineasti, con un eccezionale dono nella ricerca e nella creazione delle vesti. Vince un altro Oscar per “Chariots of Fire - Momenti di gloria” (1982) e viene nominata per “La mia Africa”, “The Cotton Club”, “Shining”, “Il Padrino Parte III”. L’ennesimo riconoscimento della Academy Awards arriva per “Marie Antoinette” (2006), interpretata da Kirsten Dunst e diretto da Sofia Coppola. Ci soffermiamo su questo film che non sarebbe lo stesso senza la sua incredibile esperienza. La storia narra in chiave originale le vicende della giovane Regina di Francia che visse nella reggia di Versailles alla fine del 1700. La regista voleva concentrarsi molto sulla cura del guardaroba, delle acconciature e anche sulla presentazione di pietanze e dolci dell’epoca. Ci riesce grazie a un team eccezionale con Lance Acord, KK Barrett e al tocco magico di Milena. Gli abiti sono riccamente ricamati, ornati di fiocchi e rosette, ingioiellati, con gonne dalla silhouette esagerata sui fianchi e piatta avanti e dietro come voleva la moda dell’epoca, i colori pastello sono gustosi e ricordano le caramelle, i sorbetti, le torte e le paste stucchevoli. Gli accessori: piume, diamanti, spilloni e cestini di fiori che adornano le parrucche altissime e i cappellini, guanti, ventagli, scarpe in raso e seta delle nuance più delicate. Solo la “cattiva”, interpretata da Asia Argento veste di nero e rosso. Altro grandissimo nome è quello di Gabriella Pescucci, nata nel 1941 a Rosignano Solvay, che studia a Firenze all’Accademia delle Belle Arti ed è anche lei collaboratrice dei cineasti più importanti del mondo. Premiata con i Nastri d’argento, il David di Donatello, il Ciak d’Oro e il Bafta tra gli altri per “Il nome della rosa”, “La città delle donne” e “C’era una volta in America” riceve l’Oscar per un “The Age of Innocence – L’età dell’innocenza” (1992) tratto dal romanzo di Edith Warthon e divenuto un opera perfetta grazie al regista Martin Scorsese. La Contessa Olenska, Newland Archer, May Welland (interpretati da Michelle Pfeiffer, Daniel Day Lewis e Winona Ryder) sono indimenticabili nelle loro mise dell’ aristocrazia newyorkese di fine ‘800, ricostruita in modo scrupoloso, quasi filologico. In tempi più recenti la Pescucci ha curato anche i coloratissimi abiti de “La Fabbrica del Cioccolato” (2006) di Tim Burton con Johnny Depp. Gli abiti di Willy Wonka e dei giovani protagonisti di questa favola sono golosi e scintillanti come la carta che nasconde le barrette di squisito cioccolatocremolato.
Paola Mattu Furci Eco del Cinema